Appunti – Ossa Ténéré

di Marco Manzoni


È proprio quello che continuo a ripetermi e che continuano a dirmi amici e colleghi: sono cose che capitano. Come avrete letto – e se non l’avete ancora fatto tornate prima a pagina 20 perché da qui in avanti sarà tutto uno spoiler – durante la mia partecipazione al Ténéré Challenge è successo un patatrac!

Ora vi racconto tutto: stavo seguendo altri piloti in fila indiana su un tratto di strada che, tra le altre cose, era perfino asfaltato. Forse proprio per questo motivo ho abbassato un attimo la guardia per riprendere fiato. Ci avviciniamo a un tornantino stretto a sinistra in discesa, appena fuori dalla curva l’asfalto termina e un gradino lascia spazio a un fondo naturale piuttosto sconnesso. Il pilota che mi precede pizzica il freno prima di affrontare il dislivello facendo accendere le luci degli stop.

Vedendo i LED illuminati, istintivamente e senza ragionarci, pelo il freno anteriore a mia volta, ma trovandomi a metà curva, con gomme tassellate specialistiche su asfalto sporco, l’anteriore non asseconda questa mia imprudenza (o forse meglio chiamarla idiozia) e perde aderenza facendomi cadere.

Mi do immediatamente dell’incapace: lo sanno anche i sassi che non si frena così con l’anteriore, ma forse, complice di questo errore, è stata anche la mia attitudine prevalentemente stradaiola per cui entrare leggermente frenato aumenta il grip dell’anteriore.

Lo sanno anche i sassi che non si frena così con l’anteriore

Abbastanza costernato per la caduta da principiante, mi alzo subito, pronto a riprendere la marcia. Ho picchiato a terra davvero piano e le protezioni hanno fatto il loro lavoro, ma sento uno strano pizzicore all’anulare della mano sinistra. Tolgo quindi il guanto per dare un’occhiata e, ahimè, vedo il dito leggermente storto. Provo a tirare la frizione per vedere se ho ancora forza nella mano, ma niente, il dito è rotto.

Siamo in un punto decisamente isolato in mezzo alle colline, ma per fortuna Simone, un pilota dello staff Yamaha, interviene in mio aiuto. Parcheggia la sua moto, rialza la mia, mi fa salire dietro e mi accompagna per circa 600 metri fino a un tratto in piano. Qui riesco a partire tirando la frizione con la mano destra e ad avviarmi piano piano per percorrere i circa 6 o 7 km che mi separano dal paddock.

È stata una caduta veramente banale, ma il dito dev’essersi girato male. Risultato: frattura spiroide scomposta del quarto metacarpo, dieci giorni di gesso, operazione chirurgica con applicazione di due viti, un’altra settimana fermo e poi un bel mesetto e mezzo o due di fisioterapia… che dire, è vero che sono cose che capitano, ma ripensando a una caduta così banale, girano un po’ le palle. Però ora, sotto con gli esercizi che devo tornare in sella il prima possibile!

Cose Che Capitano pubblicato su RoadBook 26