“Se una notte d’inverno un viaggiatore”… sarebbe potuto essere il giusto incipit se a scrivere, al mio posto, ci fosse stato Italo Calvino. Prendendo in prestito le sue parole occorrerebbe però precisare che questa storia è ambientata in una notte di un autunno milanese e il viaggiatore non è uno solo, ma tanti, come sempre accade quando Donato Nicoletti alza il sipario sullo spettacolo del Travellers Camp.
di Fulvio Terminelli – foto Dario Tortora
I tanti viaggiatori convenuti ricordano i passeggeri al gate d’imbarco di un aeroporto: tutti hanno in viso lo stesso entusiasmo di chi sta per partire per le vacanze o è appena rientrato e desidera condividere i suoi ricordi con i più cari amici; il pilota della serata, Massimo Adami, è pronto a farci volare col suo racconto ben oltre i cinquemila metri d’altitudine.
Tuttavia non siamo né a Malpensa né a Linate, ma ci troviamo presso Ciapa La Moto, il locale nato dalla vulcanica mente di Giamba, un santuario consacrato al culto – e alla cultura – delle due ruote, uno scrigno riempito di suggestioni: appena varcata la soglia è difficile non rimanere incantati dalla moltitudine di moto e memorabilia che accendono i ricordi di chi, nelle ultime decadi del ventesimo secolo, era già grande abbastanza da inebriarsi con l’aroma buono di miscela bruciata.
Come in tutti i Travellers Camp, anche in questa seconda edizione dell’Urban non manca il gusto di conoscere e ritrovare altri viaggiatori: particolari esseri umani che si riconoscono annusandosi, poiché emanano tutti lo stesso odore agrodolce composto da note di polvere e altre essenze naturali disciolte in pioggia, benzina e sudore. E così, questa moltitudine di travellers, ciascuno con la propria nuova storia da raccontare e le emozioni appena colte ancora in tasca, si raduna al cospetto di Donato, il “Gandalf” dei motoviaggiatori: al pari dell’eroe fantasy, capace di spingere “… tanti bravi ragazzi e ragazze a partire per l’ignoto in cerca di pazze avventure… ”, il nostro motociclista-stregone ha il merito di saperci condurre, sia fisicamente sia idealmente, in giro per il mondo, a cavallo di ferri a motore, anche fin dove mai si sarebbe creduto di arrivare.
Quanto sia vero tutto ciò lo sa bene Massimo, che con parole e immagini riesce a trasmettere ogni emozione raccolta nel suo recente viaggio in Ladakh, la regione racchiusa tra le catene montuose del Karakorum e dell’Himalaya, e che ha avuto proprio in Donato l’artefice del piano di volo. Sarà per il fascino del racconto o per l’aria rarefatta che ha respirato guidando sulle strade più alte del mondo aggrappato a una gloriosa e inarrestabile Royal Enfield, ma i colori rimasti impressi nel suo video, nelle sue foto e anche nella sua voce, hanno davvero l’effetto di toglierci il fiato.
Il messaggio che trasmette è forte è chiaro: non si deve aver paura di andare oltre i limiti geografici che pregiudizi e timori disegnano attorno a noi. Qualcuno dalla platea domanda quale sia la cosa più bella che ha portato con sé da tale esperienza e la risposta è abbastanza prevedibile quanto gradita, osservando le immagini che fanno da sfondo alla narrazione: il contatto con gli esseri umani del posto, persone pure, generose e semplici, il giusto contraltare a quello che si immaginerebbe di trovare visitando uno tra i luoghi più militarizzati della terra.
A un certo punto anche il tempo sembra volare via: lui è fatto così, il tempo, quando ci si diverte, si sta bene, lui dà gas e accelera e ti costringe a una guida spericolata per stargli dietro e sorseggiare l’ultima birra, ancora in compagnia di quei sorrisi che illuminano la notte, mentre narri la tua storia. Con gli amici viaggiatori ci rincorreremo chissà dove, lì fuori, da qualche parte, in un deserto o in una città lontana, ma per fortuna, ci sarà sempre un posto in cui tornare, per ritrovarsi, per raccontarsi ancora.
Alla fine dei saluti e degli abbracci è dunque tempo di ripartire, ciascuno in sella alla sua moto a caccia di altri sogni; la paura di perdersi lascia il posto a una certezza: la strada del ritorno porta dritta al prossimo Travellers Camp.