Appunti – Nessuno nasce imparato

di Dario Tortora


Da diversi anni tutti gli iscritti agli albi professionali devono sottoporsi alla cosiddetta formazione continua obbligatoria per rimanere aggiornati nel proprio ambito lavorativo. Vale anche per noi giornalisti e trovo che sia un onere importante, tanto più in un mondo, quello della comunicazione, in costante e rapida evoluzione. A ben pensarci sarebbe utile estendere questo concetto anche alla guida delle motociclette.

In Italia è previsto che una persona totalmente a digiuno di conduzione di veicoli a motore superi un esame teorico a quiz, dimostri di sapersi allacciare il casco e infilare i guanti, esegua qualche serpentina intorno a dei birilli in un piazzale, faccia il giro dell’isolato per far vedere che riesce a fermarsi agli stop et voilà, da un punto di vista strettamente normativo, è pronto per buttarsi nella mischia. Può lanciarsi sulla sterrata dell’Assietta con il precipizio a lato, oppure partire per l’Asia centrale e poi inshallah. A me pare una follia.

Questa mancanza di preparazione ha fatto sì che intere generazioni di motociclisti si siano formate sulla strada, o meglio a suon di chiacchiere al bar (una volta luoghi fisici, ora virtuali). È il motivo per cui si sente parlare troppo spesso di sospensioni, assetto, pneumatici, mescole, tasselli, pedane, manubrio, peso, coppia, potenza, terminali di scarico e così via – come se in quegli oggetti si trovasse la soluzione a qualsiasi problema – mentre si tende a non voler affrontare il ben più importante tema della perizia del pilota, un argomento fuori discussione grazie all’assioma magico secondo cui “vado in moto da quando avevo 14 anni, quindi ormai sono esperto”.

Eppure basta farsi un giro la domenica per vedere scene raccapriccianti, da chi si erge bello dritto impalato sulle pedane anche per fare una strada bianca in rettilineo, a quelli che partono per una settimana in Sardegna con trittico di valigie di metallo e varie borse aggiuntive appese ovunque, piene di non si capisce cosa.

Non voler affrontare il tema della perizia del pilota

Ho ancora fresco il ricordo dei workshop che abbiamo tenuto presso il nostro stand al Motor Bike Expo di Verona a gennaio. Abbiamo scelto apposta degli argomenti base e di tenerli a un livello introduttivo – tanto che li abbiamo scherzosamente chiamati il “doposcuola di RoadBook” – eppure sono stati un grandissimo successo, con centinaia di persone di tutte le età avidamente interessate ad approfondire i fondamenti del viaggio in moto. A quanto pare c’è un forte desiderio di formazione anche nel nostro mondo e non nascondo che stiamo studiando altre attività in tal senso.

Per cominciare, però, a chiunque di noi basta una semplice riflessione: è vero che è divertente giocare a kittare la propria moto, ma se avanza qualche centinaio di euro, piuttosto che comprare l’ennesimo accessorio per farla sembrare pronta per una Dakar a cui non parteciperemo, investiamoli in un bel corso di guida in fuoristrada. Otterremo ben altri risultati.

Editoriale pubblicato su RoadBook 41