Appunti – Al mio segnale scatenate l’inferno

di Marco Manzoni


Grazie a questo lavoro mi capita spesso di partecipare come inviato ad alcuni dei numerosi eventi adventouring che negli ultimi anni stanno proliferando rapidamente, assecondando l’evidente interesse da parte dei motociclisti.

Il loro successo è probabilmente dovuto sia alla comodità di non doversi sobbarcare la lunga ricerca dei percorsi e lo scouting di tracce legalmente percorribili, sia alla possibilità di godere dei permessi speciali che queste manifestazioni riescono a ottenere, consentendo ai partecipanti di transitare in luoghi che altrimenti non sarebbero raggiungibili dai mezzi a motore.

Mi torna alla mente il più recente esempio dello Sterrare è Umano Trophy raccontato proprio su questo numero, durante il quale abbiamo avuto il privilegio di transitare per ben 38 km all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.

Non mi dilungherò in questa sede a descrivere la bellezza e l’unicità di questi luoghi, nonché il fascino di muoversi delicatamente in mezzo alla natura incontaminata: un’emozione che non dimenticherò facilmente. Ma questo è soltanto un esempio tra tanti: sono numerosi gli eventi che offrono opportunità uniche che fanno di queste manifestazioni occasioni da non perdere.

Fino a qui, tutto bene e incredibilmente bello. Purtroppo, però, questo quadretto idilliaco non sempre viene rispettato. Capita spesso (per esperienza personale direi quasi sempre) che tra i partecipanti di questi eventi si distingua una piccola fetta di persone che, nel più totale egoismo, prende queste manifestazioni come una scusa per sfogarsi, testare i propri limiti motociclistici o semplicemente fare il pieno di adrenalina. Solitamente si tratta anche di gente col “manico” e questo non migliora certo la situazione.

Scene di totale mancanza di rispetto verso gli altri partecipanti, verso gli stessi organizzatori che con grande impegno e mesi di lavoro rendono possibili questi eventi mettendoci la faccia con le amministrazioni, ma soprattutto, totale menefreghismo e indifferenza verso la bellezza e la delicatezza di alcuni territori. Atteggiamenti che poi, lo sappiamo, mettono in cattiva luce tutta la categoria.

Io stesso, solo per fare un esempio, sono stato recentemente travolto da una sassaiola scagliatami addosso da un finto pilota che, dopo avermi superato su un ghiaione, ha ben pensato di spalancare il gas con una moto da 160 CV intraversandola mezzo metro davanti a me e colpendomi con una scarica di “proiettili”.

Fortunatamente non c’è stata alcuna conseguenza se non qualche piccolo livido e molte, moltissime imprecazioni. Guarda caso, la scena si è anche verificata in un tratto dove era stato imposto un limite a 30 km/h per preservare il territorio dal passaggio di mezzi con ruote tassellate e la fauna locale dal frastuono dei motori.

La mia domanda in questi casi è una sola: quanto devi essere cafone, egoista e anche un po’ ignorante, per non renderti nemmeno conto di cosa stai facendo e di dove ti trovi? Ancor più se sei un buon pilota, perché significa che hai pure una certa esperienza.

Atteggiamenti che mettono in cattiva luce tutta la categoria

Mi piacerebbe tanto poter chiudere questo pezzo con qualche soluzione semplice ed efficace al problema o anche solo con un’idea per arginarlo, ma non ne ho. Si tratta di educazione, senso civico e rispetto: cose che non si insegnano in poche battute sulle pagine di una rivista. L’unica cosa che posso fare è sfruttare questo spazio privilegiato per cercare di sensibilizzare almeno voi lettori a prestare attenzione anche a questo.

E qualora vi capitasse di assistere a “numeri da pilotoni” in luoghi non consoni, vi inviterei a non acclamare il fantomatico pilota appagando il suo ego, ma a ricordargli che sarebbe meglio esibirsi in contesti adeguati.

Perché se lasci un solco di cinquanta metri intraversando la moto a bandiera su una strada di campagna in cui non arrechi disturbo né danno per nessuno o su un terreno dedicato al motocross, sei un figo, un gran manico e ti dedico un applauso; se invece lo fai in un parco naturale protetto e patrimonio dell’umanità, mi spiace dirtelo, ma sei un coglione.

Cose Che Capitano pubblicato su RoadBook 42