Il Marocco è una destinazione affascinante ma difficile da raggiungere. Per chi ha poco tempo la soluzione può essere un viaggio organizzato con formula Fly&Ride, ma c’è il rischio che l’avventura vada a farsi benedire. Ne abbiamo parlato con Giuliano Airoldi, ex pilota e team manager che conduce i tour in Marocco per HP Mototours.
di Antonio Femia
Con la fine dell’emergenza pandemica si è registrato un boom di partenze e di adesioni alle proposte dei vari tour operator.
Le restrizioni sembrano aver fatto capire ai più l’importanza di uscire dalla propria zona comoda e mettersi alla prova alla scoperta di luoghi sconosciuti, magari dall’altra parte del Mediterraneo, dove il profumo d’Africa inizia a farsi sentire.
Non a caso è il Marocco una delle destinazioni più gettonate degli ultimi anni dai motociclisti: ha il fascino dell’esotico, varietà di strade e paesaggi e prezzi abbordabili per le nostre tasche.
Il vero problema nell’affrontare un viaggio in moto in Marocco è quello del tempo: le canoniche due settimane di ferie sono un tempo troppo risicato per raggiungere il Paese in sella alla propria moto.
La formula Fly&Ride permette di ottimizzare i tempi, ancor più se ci si rivolge a un tour operator che mette a disposizione degli itinerari studiati per far vivere al meglio un’esperienza su due ruote.
Hp Mototours organizza viaggi in moto in buona parte del mondo potendo contare su un parco moto che gestisce direttamente. Si tratta infatti della divisione viaggi di HP Motorrad, una tra le più grandi società di noleggio specializzata nelle due ruote.
I loro tour in Marocco Fly&Ride – di cui potete guardare il video in fondo all’articolo – hanno durate dai sei ai dieci giorni e prevedono l’ausilio del veicolo di supporto e i servizi di guide locali; si attraversano territori molto diversi tra loro e si dorme in resort e campi tendati nel deserto.
Una delle critiche che vengono spesso mosse verso i viaggi organizzati è che non si tratta di vere avventure. Ne abbiamo parlato con Giuliano Airoldi, ex pilota e team manager in diverse competizioni rallistiche e oggi tour leader e designer dei viaggi in questione.
RB: Il resort e i campi tendati, il tour leader, la guida locale e il mezzo di supporto: si può ancora parlare di un’avventura quando si hanno questi servizi?
GA: Non ho mai creduto che l’avventura sia sinonimo di rischio inutile; piuttosto vuol dire uscire dalla propria comfort zone per provare nuove esperienze, visitare luoghi diversi da quelli soliti del quotidiano, comunicare con gente che parla un’altra lingua, inebriarsi di profumi e sapori locali, fraternizzare con i compagni di viaggio e vivere insieme gli incontri sulla strada. E alla fine di tutto tornare a casa arricchiti da queste esperienze.
Non credo che l’avventura venga compromessa se si passa la notte in un campo tendato nel posto più magico del deserto; i racconti dei locali sulle antiche rotte carovaniere, le fatiche dei dromedari o i trucchi per guidare sulla sabbia sono sempre avvincenti e preziosi, e ascoltarli tra le mura di un resort dall’architettura tipica non sminuisce di certo il loro valore.
RB: Quali difficoltà si incontrano sul percorso? Che livello di esperienza alla guida è necessario per affrontare questo viaggio?
GA: In generale percorriamo principalmente strade asfaltate e sterrati di montagna oppure piste desertiche dal fondo duro con qualche lingua di sabbia. Va da sé che, nei limiti del possibile, adattiamo il percorso in base al livello dei partecipanti.
Il bello del Marocco è che per andare da A a B ci sono sempre più itinerari tra cui scegliere in base al clima, alle condizioni delle strade e, appunto, alle capacità di guida dei partecipanti.
Teniamo presente che questo è un viaggio: lo scopo non è quello di affrontare le dune con le bicilindriche ma andare in cerca di strade bellissime senza disdegnare di cimentarsi con qualche stimolante difficoltà. Naturalmente per chi non volesse rinunciare a un giro sulle dune possiamo mettere a disposizione enduro e quad da inforcare sul posto.
Avventura non è sinonimo di rischio inutile
RB: Chi non è mai stato da quelle parti potrebbe pensare che ci siano problemi legati alla sicurezza. Cosa ci puoi dire in merito?
GA: Su questo aspetto ci sono due considerazioni da fare. La prima è che in Marocco la polizia è molto presente, anche troppo se consideriamo la frequenza dei controlli sulla velocità.
Inoltre il Paese ricopre da oltre vent’anni un ruolo importante nella lotta al terrorismo al fianco dell’Unione Europea, anche per la volontà di re Muhammad VI di estirpare gli estremismi e modernizzare il Paese attraverso l’istruzione.
Riguardo alle questioni più spicciole, aggiungo che nei nostri tour ci serviamo solo di alberghi con parcheggio custodito, per cui avremo sempre le moto sotto controllo.
RB: Il Marocco è una terra dall’immaginario potente che le guide turistiche e i media hanno contribuito a diffondere, banalizzandone però la complessità. Cos’ha da offrire un’avventura in moto in questo Paese?
GA: A mio avviso una delle caratteristiche principali del Marocco è la varietà di paesaggi, di colori, di facce. Un viaggio in moto permette di passare agilmente dalle medine delle città a montagne ricche di curve e tornanti, da strette gole alle dune altissime di Merzouga, oppure di guidare in contemplazione sulle strade lungo l’oceano.
RB: Parliamo dell’itinerario che avete chiamato “Dall’Atlas alle dune”: qual è il suo tema, com’è strutturato e cosa si propone di far conoscere ai partecipanti?
GA: Il tour nasce proprio per mostrare ai partecipanti gli aspetti sconosciuti del Marocco: ci piace sorprendere i nostri motociclisti con strade che non si aspettano di trovare in un paese africano, che nell’immaginario di molti è fatto di sabbia, palme e ancora sabbia.
Volendo c’è anche quello, ma soprattutto ci sono magnifiche strade asfaltate e molto poco trafficate che attraversano paesaggi così spettacolari da sembrare scenografie.
RB: Parliamo un po’ di te: prima di organizzare e condurre viaggi ti sei dedicato per lungo tempo al mondo dei rally. Come hai deciso di passare al nomadismo di professione?
GA: Ho partecipato al campionato del mondo Cross Country e alla Dakar in auto, sia come pilota che come team manager, un’esperienza che mi ha permesso di conoscere in tutto il mondo luoghi di solito inaccessibili al comune turista.
Il Marocco è uno di quelli che ho frequentato di più, non solo per le gare ma anche per i test di preparazione: mi ha conquistato fin da subito per il suo fascino indiscutibile, per la varietà del paesaggio, per il calore dell’umanità che lo popola.
Sono ancora responsabile concorrenti della Dakar e del Rallye du Maroc, un’attività che mi permette di vivere appieno una terra così bella. E sono orgoglioso di farla apprezzare a tutti i motociclisti che viaggiano con noi.
RB: In cosa consiste il tuo ruolo di esperto nell’organizzazione del tour? Il tuo passato da rallista si è rivelato utile?
GA: Naturalmente ci auguriamo di non avere mai problemi, ma qualcosa può sempre capitare: la nostra conoscenza del luogo ci aiuta a risolvere situazioni complicate anche nei villaggi più remoti.
Sappiamo come condividere con i partecipanti le tracce GPX di piste da noi percorse infinite volte, sappiamo come insegnare quella dritta tecnica in più per sfruttare appieno la moto e godere della guida.
Il mio passato da rallista mi permette di agire rapidamente quando serve, mi aiuta a mantenere un buono spirito di gruppo, essenziale quando si viaggia insieme e ci si vuole divertire.
Sono orgoglioso di far apprezzare questa terra ai nostri motociclisti
RB: La formula che proponete è il Fly&Ride: in cosa consiste e perché è una buona soluzione a vostro avviso?
GA: Tutti sogniamo di viaggiare con le nostre moto personali in giro per il mondo: le allestiamo per grandi avventure ma poi, alla fine, non c’è mai il tempo per utilizzarle appieno.
Il Marocco è lontano: per raggiungere i luoghi dei nostri viaggi occorrono almeno tre giorni di trasferta (di cui due in traghetto) per l’andata e altrettanti per il ritorno; tempi che raddoppiano andando via terra. Un viaggio che per i più è praticamente impossibile considerando i giorni che solitamente si hanno a disposizione per le ferie.
HP Mototours offre la possibilità di non rinunciare a un viaggio del genere affittando le moto direttamente a Marrakech: poche ore di volo e si è pronti a partire per uno dei tour proposti, in sella a moto praticamente nuove e manutenute da meccanici esperti.
Tirando le somme conviene anche dal punto di vista economico, perché i costi sono paragonabili a quelli da sostenere per la trasferta della propria moto.
I modelli che mettiamo a disposizione sono quelli della gamma GS di BMW, quindi F 750 GS, F 850 GS e R 1250 GS che, oltre alla normale manutenzione e al cambio pneumatici a cadenza regolare, vengono controllate a fondo al termine di ogni noleggio. In questo modo i nostri clienti possono contare su moto sempre fresche e in ordine.
C’è poi un altro aspetto positivo del Fly&Ride, ovvero la possibilità di provare sul campo un modello molto costoso come la BMW R 1250 GS prima di procedere all’acquisto o semplicemente togliersi lo sfizio di guidare una moto che non si possiede.
RB: Qual è il periodo migliore per un viaggio Fly&Ride in Marocco?
GA: Considerando che il caldo dei mesi estivi non è ottimale per guidare la moto a quelle latitudini, il mio consiglio è di affrontare il viaggio da ottobre alla prima settimana di maggio.
RB: Se si esclude l’estate, le ferie di capodanno rimangono uno dei periodi con più giorni a disposizione per gli italiani: cosa proponete per quei giorni?
GA: L’itinerario tocca varie zone e attraversa paesaggi diversi, dalle dune alle montagne dell’Atlante passando per insediamenti berberi e città fortificate. La sera di capodanno festeggeremo sorseggiando champagne immersi nella magia dell’Erg Chebbi.
Sarà un viaggio intenso, studiato per dare la possibilità di percorrere strade asfaltate oppure affascinanti percorsi in fuoristrada.
Il Marocco è sicuramente una festa dei sensi, una magia fatta dai colori accesi delle maestose montagne dell’Atlante, dal calore delle feste e dal vociare dei mercati. Decisamente un bel modo di cominciare l’anno nuovo.