Per tre giorni, in occasione del primo meeting italiano di Horizons Unlimited, si è parlato di viaggi overland e straordinarie esperienze su due ruote a un nutrito gruppo di partecipanti provenienti da tutto il mondo.
di Arianna Lenzi – foto Luca Facheris
Si è conclusa con successo la prima edizione del meeting italiano di Horizons Unlimited andata in scena a Badia di Moscheta (FI) dal 14 al 16 settembre. Per due giorni, nella suggestiva location immersa nel cuore verde del Mugello, si è parlato di viaggi a 360 gradi, affrontando tematiche importanti e ascoltando racconti straordinari.
Come quello di Miriam Orlandi e della sua avventura durata due anni, che l’ha portata a risalire le Americhe dall’Argentina all’Alaska per poi continuare, anni dopo, con l’esplorazione dell’Oman. O quello di Michele Squeri, che già venerdì sera ha incantato la platea di viaggiatori – i primi ad arrivare all’evento – raccontando del suo lungo viaggio invernale a bordo di un Ape dall’Italia a Rovaniemi, dove ha lasciato le tre ruote per saltare in sella alla sua bicicletta per prendere parte a una competizione ciclistica davvero estrema.
L’evento è però entrato nel vivo durante la giornata di sabato: già dalle prime ore del mattino sono state moltissime le due ruote a giungere in Toscana, a piantare i picchetti nell’area campeggio affacciata sul torrente e a correre nel cortile della Badia per condividere conoscenze.
Insieme al membro dello staff Diego Barca, meccanico di professione, gli ospiti hanno potuto imparare la tecnica migliore per ovviare al problema della foratura in viaggio, sia che si guidi un mezzo con gomme tubeless sia uno dotato di gomme con camere d’aria.
Con Matteo Nanni – che ha poi parlato anche della sua avventura in Tunisia in sella a una Honda Transalp 650 – si è discusso di fotografia di viaggio e dei segreti che si trovano dietro gli scatti che ammiriamo sui social network.
Il programma della giornata, tra workshop dedicati alla manutenzione della moto in viaggio e altri racconti, era quindi denso di appuntamenti, che hanno contribuito al successo dell’evento anche a livello internazionale. Moltissimi sono stati infatti i partecipanti e i relatori stranieri, che sono giunti a Firenzuola per raccontare le proprie avventure o anche solo per essere parte di un evento davvero indimenticabile.
Ben Jackson, ad esempio, è arrivato dopo 14 giorni di viaggio, percorrendo tutta la strada dall’Inghilterra all’Italia in sella alla sua bicicletta: «La moto aveva dei problemi ed era inutilizzabile, ma non avevo certo intenzione di rinunciare a questo appuntamento» ha ammesso candidamente, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Probabilmente lo è, visto che lo spirito che anima i membri della community creata da Susan e Grant Johnson è proprio questo: abbattere le barriere delle difficoltà, delle paure e muoversi per scoprire, comprendere e condividere.
L’onda rosa
Durante il pomeriggio di sabato, nuovamente insieme a Miriam Orlandi che di professione è fisioterapista e osteopata, si è parlato di salute in viaggio e di come essere pronti per affrontare al meglio ogni inconveniente. La parola è poi passata a Mirjam Grunwald, che nel 2012 ha compiuto uno straordinario viaggio di ritorno verso casa, dall’India all’Olanda, e ha coinvolto i viaggiatori in una presentazione emozionante, nella quale il racconto delle sue avventure ha tenuto con il fiato sospeso quasi 70 persone.
Insieme ad Alessandro Forni si è parlato di come preparare al meglio il proprio bagaglio per fare in modo che sia leggerissimo, mentre Melanie e Gregg Turp hanno condiviso con gli altri ospiti le loro avventure in Messico e Nuova Zelanda.
Con l’arrivo degli ultimi partecipanti, le avvincenti storie di viaggio iniziavano a lasciare i semi del cambiamento nel cuore di tutti e Badia di Moscheta si preparava alla seconda serata di racconti riservando uno spazio speciale, nel cuore del bosco che la circonda, alla tavola rotonda dedicata alle donne. Che hanno così avuto modo di discutere di cosa significhi viaggiare in solitaria, dei timori che questo può comportare e di come, con il giusto approccio, sia possibile metterli da parte e abbracciare l’avventura.
Abbattere le barriere delle difficoltà, delle paure e muoversi per scoprire, comprendere e condividere
Dopo la cena i protagonisti sono stati Luca Facheris e Matteo Barbierato, che per più di un’ora hanno coinvolto gli altri colleghi viaggiatori con l’entusiasmante racconto del loro viaggio verso est, per arrivare all’ultimo lembo di terra prima del Mar del Giappone in sella a due Kawasaki KLE. Un’avventura che li ha visti insieme fino alle sponde del lago Bajkal, in Siberia: dopo quattro mesi di viaggio Matteo è saltato a bordo della Transiberiana, recuperando poi la moto a Mosca, mentre Luca ha continuato verso il Paese del Sol Levante e oltre nell’anno e mezzo che è seguito. Un’esperienza straordinaria che non è stata, comunque, del tutto priva di imprevisti.
Di questi ha parlato Gionata Nencini durante il suo intervento, l’ultimo per la giornata di sabato: in otto anni continuativi in giro per il mondo i problemi non sono mancati, ma la sua forza è stata la capacità di aguzzare l’ingegno per trovare sempre una soluzione, lasciarsi alle spalle la sfortuna e proseguire il cammino.
Dopo una serata trascorsa a parlare di racconti ed emozioni, per i viaggiatori non è stato semplice decidere di salutarsi e andare a dormire. E allora hanno rimandato il momento il più a lungo possibile, facendo le ore piccole sotto la veranda del ristorante di Badia di Moscheta. Mentre, tutte intorno, le colline toscane erano avvolte nel silenzio, i partecipanti hanno continuato a raccontarsi aneddoti divertenti, storie di esperienze vissute e momenti condivisi fino a che la stanchezza non ha avuto la meglio e tutti sono tornati nelle proprie tende.
Pronti per l’ultima mattinata, quella di domenica, che dopo l’utilissimo workshop incentrato su varie tecniche di sollevamento della motocicletta in caso di caduta, ha visto gli ospiti ritrovarsi per un’ultima storia di viaggio e i saluti finali. Già in attesa dell’edizione 2019.