Nel 2023 ricorre il cinquantennale di Acerbis, storica azienda bergamasca che produce componenti OEM per tutti i più importanti marchi motociclistici; se la vostra moto ha un serbatoio in plastica, è probabile che sia uscito dai loro stabilimenti. I festeggiamenti prevedono una serie di iniziative speciali fra cui un progetto vicino alle nostre corde che prende il nome di AC50.
di Dario Tortora
La presentazione stampa delle celebrazioni avviene nella sede di Albino, nella bassa Val Seriana, dove ci accoglie il fondatore Franco Acerbis in persona che, con ammirevoli modi di altri tempi, dispensa biglietti da visita a tutti i presenti.
La parte iniziale dell’incontro è dedicata alla storia dell’azienda, accompagnata dalla famigerata presentazione PowerPoint colma di numeri, schemi e grafici a torta. Si tratta di un momento temuto da tutti gli addetti ai lavori, ma Franco è un vulcano incontenibile e stempera il tutto dispensando aneddoti e curiosità.
Ci racconta di tempi difficili nel dopoguerra, e di un viaggio negli Stati Uniti nato quasi per caso durante il quale entra in contatto con Preston Petty, uno dei primi produttori di plastica specializzato in moto da fuoristrada, con cui firma un accordo per la distribuzione in Europa.
Dalla sua passione per l’off road, con presenza assidua sui campi di gara, si sviluppa l’intuizione destinata a cambiare le sorti dell’azienda: realizzare accessori in vetroresina curati sia nel design sia nella tecnica per sostituire i componenti originali in metallo, come parafanghi e alloggiamenti per filtri dell’aria.
Il bello è che in fondo a ogni episodio Franco ci infila una riflessione, una massima, come quando se ne esce con: «Ai miei tempi un cazzo! Se uno inizia a dire ai miei tempi è già morto. Bisogna fare, provare, anche sbagliare, ma non rimanere mai fermi. Se va bene, apri il frigo a Natale e mangi fino all’Epifania. Con questa filosofia non ho ancora capito bene cos’è la plastica, ma ho capito gli uomini». Il tutto, badate bene, dalla bocca di uno ben oltre la settantina, che da tempo ha passato le redini dell’azienda al figlio Guido.
Ai miei tempi un cazzo! Se uno inizia a dire ai miei tempi è già morto
Oggi Acerbis rimane infatti un’azienda familiare che ha spesso declinato offerte di acquisizione e iniezione di capitali («Il cuore comanda sempre»), ma arriva a contare 450 dipendenti in tutto il mondo, quattro sedi produttive (Italia, Stati Uniti, Repubblica Ceca e Gran Bretagna) e un catalogo prodotti diversificato per comprendere anche altri ambiti sportivi in cui sia necessario materiale tecnico in plastica.
Come viene fatto un serbatoio da moto
È il momento di un interessante tour guidato attraverso le varie fasi della catena produttiva, in cui assistiamo al processo di costruzione di un serbatoio.
«In pratica è come fare un uovo di cioccolato» – ci raccontano – «La plastica è poliammide liquida che viene iniettata nello stampo e fatta raffreddare mentre l’impianto ruota su tre assi. È proprio la forza centrifuga a determinare il corretto deposito del materiale».
In pratica è come fare un uovo di cioccolato
Per fare un serbatoio ci vogliono dai 20 ai 40 minuti e intorno a noi ne vediamo parecchi delle nuove Yamaha Ténéré World Raid e KTM 890 SMT, più altri destinati a moto non ancora in commercio, oltre a parabrezza di tutte le fogge, inclusi quelli («costosissimi») per le KTM 450 che corrono alla Dakar.
Tutti i serbatoi che lasciano lo stabilimento vengono accuratamente controllati e un passaggio prevede la verifica dello spessore delle pareti tramite uno strumento a forma di pistola che legge un magnete lasciato cadere all’interno. Scopriamo così che lo spessore standard per i prodotti commerciali è di 0,8 mm, ma quelli da competizione arrivano a 0,5 mm; il tutto garantendo robustezza, elasticità e sicurezza.
Quanto fa con un pieno?
Il piatto forte della giornata viene tenuto per il finale ed è la presentazione del progetto celebrativo AC50, che ha il profumo della sfida di altri tempi: allestire una moto in grado di raggiungere Capo Nord partendo dalla sede dell’azienda con un unico pieno di carburante.
Sembra impossibile, si tratta pur sempre di più di 4.000 km, ma ad Albino hanno iniziato a pensarci già dal 2021 scarabocchiando quattro conti su un foglietto: scegliendo una Honda Monkey 125 che consuma poco, quanti litri ci vogliono? Il volume del serbatoio che forma deve avere? Il tutto rimane guidabile?
Abbiamo ormai capito di che pasta sono fatti in Acerbis e quindi non ci sorprende scoprire che nel giro di un anno si è materializzato un prototipo con cui, a luglio 2022, è stato fatto un test di validazione dinamica al Motodromo di Castelletto di Branduzzo: 116 litri per 304 giri di pista (lode al pilota, un campione di meditazione zen), applicando così il sigillo della fattibilità all’idea.
Il prodotto finale ora è pronto: una Honda Monkey 125 con sospensioni irrigidite, serbatoio omologato da 108 litri diviso in quattro vani e dotato di spugne antisciabordio all’interno.
Quattro partner hanno creduto nell’idea: Honda RedMoto per il veicolo, SKF che ha fornito cuscinetti a basso attrito, Repsol che ci mette il combustibile 100% rinnovabile prodotto da rifiuti organici e infine Garmin per la navigazione e la certificazione del record.
Sì, perché a questo punto tanto vale raggiungere Capo Nord, ma anche proseguire e consumare fino all’ultima goccia per battere il record mondiale di maggior distanza percorsa da un veicolo a combustione interna con un solo pieno di carburante.
La partenza è prevista il 10 giugno e i tre piloti Maurizio Vettor, Andrea Rastrelli e la spagnola Alicia Sornosa si alterneranno alla guida con turni di 2-3 ore, dalle 6 alle 20 con velocità di crociera intorno ai 70 all’ora. Va ricordato che lo scopo non è arrivare presto, ma fare più strada possibile.
Da Acerbis ci salutano con una poesia greca di inizio secolo particolarmente appropriata (Quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure e in esperienze) e con una notizia che è la ciliegina sulla torta: avendolo ormai omologato, il superserbatoio verrà messo in vendita a un prezzo intorno ai 1.000 euro. Sai mai che al mondo ci siano dei novelli Ulisse che desiderano tornare a casa prendendola larga.