Sudafrica e Namibia in moto
Elisa Montagnini, Priska Gloor, Monica Bisson, Angelo Fugazza, Davide Milani, Fabrizio Cedrati

Il fondo dell’Africa – Sudafrica e Namibia (parte 2)

La seconda e ultima parte del viaggio down under dei 4Riders, con permeanti suggestioni che raccontano della passione per la scoperta e per quell’avventura genuina e spontanea che solo chi viaggia in moto sa apprezzare. Da non perdere i coinvolgenti video.

di Fabrizio Cedrati


Ogni mattina si ripete lo stesso rituale, quasi una routine fatta di sacchi a pelo arrotolati, tende piegate e bagagli stipati nelle varie borse che compongono il corredo da viaggio del gruppo. È una consuetudine a cui ci sottoponiamo volentieri e a cui difficilmente rinunceremmo, visto lo spettacolo che illumina i nostri occhi a ogni sorgere del sole. Il tutto si completa con la colazione, prima di saltare in sella per affrontare una nuova tappa, una nuova avventura.

Le piste sono buone e il ritmo costante, anche se il caldo durante le ore centrali della giornata si fa sentire

Costeggiamo il confine ovest del parco nazionale d’Etosha, subendo un’invasione di strada da parte di tre giraffe che ci corrono incontro; che emozione indescrivibile! Nonostante una foratura arriviamo nel pomeriggio a Opuwo, ultima città prima del confine con l’Angola. Siamo all’estremo settentrionale del nostro percorso, a oltre duemila chilometri da Città del Capo. Qui, più che da qualsiasi altra parte della Namibia, si respira aria d’Africa. La cittadina ha pochissime influenze coloniali, siamo tra i pochi occidentali presenti ed è difficile non notarci. Opuwo è abitata dagli Himba e dagli Herero, due tribù dai costumi e stili di vita diversi, ma che qui si integrano e condividono i servizi della comunità.

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Lasciamo Opuwo facendo rotta verso il parco nazionale d’Etosha, dove ci fermeremo due giorni per visitarlo come si deve. La strada è buona, nessun problema particolare a parte un incontro con la polizia stradale e un controllo sanitario a difesa degli animali delle riserve. Nel pomeriggio facciamo il nostro ingresso nella riserva Onguma, nella zona est del parco. Qui incontriamo zebre, rinoceronti, giraffe, leoni, iene, elefanti, antilopi (tantissimi springbok), senza dimenticare il mio preferito, il facocero.

Incontriamo zebre, rinoceronti, giraffe, leoni, iene, elefanti, antilopi

Salutiamo l’Etosha e gli animali perché la strada ci chiama. I nostri GPS ora segnano direzione sud: è iniziato il rientro, ma la Namibia ha ancora delle belle sorprese da regalarci.

Gattoni da vicino

Passano i chilometri ma, anziché accusare stanchezza, veniamo sostenuti dalla quasi continua e irrefrenabile voglia di rimetterci in sella e continuare a inseguire l’orizzonte. Come al solito, partenza di buon mattino per sfruttare al meglio le ore di luce, oggi ancora di più perché sosteremo all’Okonjima AfriCat Reserve. La riserva è principalmente un centro di recupero e salvaguardia per ghepardi e leopardi, dove vengono monitorati, curati e studiati per poi essere reinseriti nel loro habitat naturale.

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Le piste che conducono alla riserva sono spettacolari. Abbandoniamo la strada asfaltata e ci inoltriamo in un paesaggio sempre più selvaggio. Ci spingiamo all’interno della riserva, incrociando anche qui facoceri, antilopi, struzzi e springbok. Parcheggiate le moto, familiarizziamo con un gruppo di ghepardi in fase digestiva dopo un bel banchetto a base di facocero. Facciamo anche alcune foto con lo staff del centro, in quanto primi motociclisti che mettono le proprie ruote all’interno della riserva, e ripartiamo per raggiungere Windhoek.

La riserva è un centro di recupero e salvaguardia per ghepardi e leopardi. Vengono curati e reinseriti nel loro habitat naturale

Controllata la rotta e stabilito il piano del giorno decidiamo di ripercorrere alcuni tratti già fatti all’inizio del viaggio in modo da recuperare tempo da spendere in Sudafrica. Così aggiungiamo al programma un nuovo e ambito punto: il Capo di Buona Speranza, l’estrema propaggine meridionale del continente africano.

I tramonti e le albe si susseguono scandendo il numero dei chilometri, che ormai hanno raggiunto quota 5.000. Abbiamo visto la Namibia, l’abbiamo vissuta, sudata e respirata apprezzandone i colori, le strade, i popoli che si mischiano e confondono, e la moltitudine di animali che ci hanno attraversato la strada.

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Verso il Capo

Il tempo non è dei migliori, tira un bel vento e il cielo grigio profuma di tempesta. Nei pressi del confine si fa sentire qualche goccia, ma nulla di più. Usciamo dalla dogana e la natura ci accoglie con un’esplosione di colori e di profumi, su un terreno che all’andata era arido e desertico. Probabilmente nei giorni scorsi ha piovuto parecchio, modificando e dipingendo il paesaggio con uno spettacolare tripudio cromatico. Siamo di nuovo in Sudafrica e ormai non manca molto alla fine del viaggio, ma questi ultimi giorni ci regaleranno un ricordo indelebile del Paese di Nelson Mandela.

Raggiungiamo le coste dell’oceano Indiano percorrendo strade che si affacciano su scogliere mozzafiato. Arriviamo a destinazione per l’ora di pranzo, godendoci lo spettacolo dell’unione tra i due oceani – Indiano e Atlantico – grazie anche al meteo che ha liberato il cielo dalle nuvole.

Il vento soffia veramente arrabbiato e la cosa ci preoccupa ma, più ci spingiamo a sud, più la sua irruenza si ammorbidisce

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Decidiamo di fermarci nella piccola cittadina di Simon’s Town, luogo dove spiagge di rara bellezza sono prese d’assalto da turisti molto particolari: centinaia e centinaia di simpatici pinguini. Visto il tempo che volge al bello e il paesaggio rilassante, decidiamo di fermarci un giorno in più, tanto i chilometri che ci separano da Città del Capo sono veramente pochi.

Facciamo ritorno al punto di partenza seguendo, con un po’ di malinconia, la strada costiera che ci regala gli ultimi, fantastici, paesaggi di quest’angolo d’Africa. Dovrei raccontarvi di troppi episodi, come l’insidia della sabbia nel deserto del Namib, la scoperta della capitale, il grande freddo delle coste atlantiche o le fatiche delle piste del nord. Polvere, silhouette di gazzelle al tramonto, il parco d’Etosha: sono solo alcune delle emozioni che mi sono rimaste impresse ma tante altre hanno preso posto nella mia mente, e ci resteranno a lungo.

La prima parte di questo report è disponibile qui.

Informazioni

Abbiamo scelto Sudafrica e Namibia per il desiderio di conoscere una parte di continente completamente diversa da quella che avevamo visitato nel corso dei nostri precedenti viaggi in Tunisia, Algeria, Libia, Marocco, Mauritania, Senegal. Abbiamo viaggiato ad agosto, durante il loro inverno, con una temperatura media di 25 gradi: in Sudafrica le temperature sono leggermente più basse rispetto alla Namibia, ma sempre gradevoli e ideali per viaggiare in moto. Il periodo invernale è sicuramente il più indicato, dato che le precipitazioni sono praticamente nulle. Come guida abbiamo utilizzato la Lonely Planet, ma ci siamo documentati soprattutto cercando in Internet storie e resoconti di viaggiatori che già avevano percorso quelle strade.

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Visto: per Sudafrica e Namibia non è richiesto.
Assicurazione sanitaria: Europe Assistance, circa 100 euro a testa.
Pasti: tantissima carne, soprattutto alla griglia, e per dei vegetariani come noi non è stato il massimo.
Le moto: BMW R 1200 GS Adventure, BMW F800 GS, KTM 990 Adventure, KTM 1190 Adventure R, KTM 690 Enduro.
Costo della benzina: circa 0,75 euro al litro.
Patente internazionale: non richiesta.
Assicurazione del veicolo: in Namibia non è richiesta; noi abbiamo cercato di farla, ma i locali non avevano nemmeno idea di che cosa fosse. In Sudafrica abbiamo circolato con le nostre carte verdi.
Spedizione moto: circa 60 giorni per l’andata e 50 per il ritorno (di navigazione pura sono 40 giorni). È sufficiente staccare la batteria e svuotare il serbatoio. Il costo di un container da 20 piedi per sei moto, incluso il referente in loco e le pratiche doganali, è stato di 1.300 euro a moto, andata e ritorno.
Volo: Emirates con scalo a Dubai. Costo: 1.030 euro, acquistato quattro mesi prima della partenza.
Costo totale: dipende dallo stile di vita, noi abbiamo spesso dormito in tenda. Il costo complessivo tra carburante, cibo, pernotti e visite ai parchi è stato di circa 2.800 euro per 28 giorni di viaggio.