Sudafrica e Namibia in moto con KTM 690 Adventure e KTM 990 Adventure
Elisa Montagnini, Priska Gloor, Monica Bisson, Angelo Fugazza, Davide Milani, Fabrizio Cedrati

Il fondo dell’Africa – Sudafrica e Namibia (parte 1)

Un gruppo di amici, i 4Riders, una destinazione e quattro settimane per realizzare un progetto ambizioso. Polvere, vento, oceano e natura selvaggia sono le costanti di questa avventura down under. Da non perdere anche i video che raccontano la prima parte di questo viaggio.

di Fabrizio Cedrati


Tutto comincia ai primi di giugno al porto di Genova, ma in realtà la genesi di questo viaggio ha origini più remote, quando iniziamo a ragionare sulla possibilità di mettere in piedi una vera e propria spedizione. Non verso il pur bellissimo e già battuto Maghreb, né le affascinanti terre a sud del Sahara, ma la parte più lontana ed esotica del continente, a sud dell’Equatore, il fondo dell’Africa. Otto mesi possono sembrare eccessivi per trovare la giusta combinazione di strade, budget e rotte mercantili ma, in effetti, è il tempo necessario per organizzare tutto a puntino, per incastrare tra loro le tessere di un complicato mosaico. Invece ora siamo qui, a caricare le moto all’interno di un container da 20 piedi che abbiamo noleggiato per contenere le spese; le rivedremo tra circa due mesi a Città del Capo, punto di partenza di questa nuova avventura in terra d’Africa.

Due mesi passano in fretta quando è l’eccitazione a guidarti. Dopo lo scalo a Dubai, il volo Emirates atterra al Cape Town International Airport. Sembrava tutto improbabile e invece ci troviamo sulla banchina del porto, con una voglia matta di rivedere le nostre moto.

Sembrava tutto così lontano, improbabile, e invece siamo qui, al porto di Città del Capo con le nostre moto

All’apertura del container l’entusiasmo viene meno, poiché la KTM 690 Enduro di Elisa ha l’attuatore della frizione rotto. Adatto alla bell’e meglio quello di scorta della mia KTM 990 Adventure, ma non voglio che il viaggio prosegua con questa soluzione precaria. Risolviamo brillantemente grazie al concessionario KTM di Città del Capo, che provvede a sostituire il pezzo fallato recuperandolo da una 690 nuova esposta in vetrina. Grazie alla loro disponibilità siamo in grado, finalmente, di metterci in strada e di rispettare la tabella di marcia.

Vedi anche:
Lago di Carezza in moto: lo specchio d'acqua delle Dolomiti

L’ingresso in Namibia

Puntiamo verso nord, in direzione di Springbok e la frontiera. A Vioolsdrif attraversiamo il fiume Orange ed entriamo in Namibia. Guidiamo verso il Fish River Canyon, trascorrendo la nostra prima notte in tenda al campeggio Hobas. Cominciamo a prendere confidenza con il Paese, trascorrendo una splendida giornata attraverso piste e paesaggi mozzafiato.

Ci addentriamo nel canyon scavato dal fiume Orange, affrontiamo quasi 300 km di fuoristrada in territori vastissimi, immersi in un paesaggio magnifico, offuscato solo dalle nuvole di polvere sollevate dalle nostre moto ed entrando in contatto con babbuini gazzelle, antilopi e struzzi.

Vedi anche:
Queen Trophy 2019, nel cuore verde d’Italia

Le tre amazzoni Priska, Elisa e Monica raccolgono il nostro plauso per aver affrontato senza mai lamentarsi una tappa non proprio leggera. Davvero encomiabili. Siamo stanchi ma eccitati all’idea di trovarci così lontano da casa, dall’altra parte del mondo.

Nel Fish River Canyon entriamo in contatto con babbuini gazzelle, antilopi e struzzi

Città europee e miniere abbandonate

Attraversando territori di pertinenza delle compagnie di estrazione di diamanti raggiungiamo Lüderitz, stretta tra l’oceano e il suggestivo deserto del Namib. Il suo fascino è dovuto al particolare connubio fra l’ambiente arido e la tradizionale architettura bavarese: un angolo di vecchia Europa dove meno ci si aspetterebbe di trovarla.

Vedi anche:
BMW R 1250 RS, la turistica sportiva si rinnova

Uno dei luoghi più famosi del Paese è senza dubbio Kolmanskop, vecchia città mineraria abbandonata da tempo e ormai riconquistata dal deserto, che l’ha fatta sua regalandole un’atmosfera e un fascino unici.

Kolmanskop, vecchia città mineraria abbandonata e ormai riconquistata dal deserto

Rientriamo verso l’interno e facciamo tappa a Keetmanshoop, giusto al confine tra le sabbie del Namib e quelle del Kalahari: c’è chi dorme tra due guanciali e chi tra due deserti. Sotto le stelle australi, nei nostri sacchi a pelo, proviamo a immaginare quello che ci attende perché la prossima, lunga, tappa ci porterà nella capitale.

La luce del giorno ci accompagna nello smantellamento del nostro piccolo campo e ci guida durante la visita alla foresta degli alberi Aloe dichotoma, singolare esempio dell’imprevedibilità e della bellezza della natura.

Una volta raggiunta Windhoek, la capitale della Namibia, viriamo verso ovest avvicinandoci di nuovo all’oceano Atlantico. Con il passare dei chilometri attraversiamo piccoli paesi e soprattutto il Tropico del Capricorno, mentre il termometro raggiunge temperature indubbiamente invernali, almeno per questa parte di mondo. Decidiamo di fermarci a Swakopmund, sulla costa, in bungalow dalla marcata impronta europea.

Dopo Windhoek passiamo il Tropico del Capricorno

La temperatura sotto i 10 gradi e una nebbiolina umida ci scortano lungo la costa. Come per incanto, una volta abbandonato il mare, la nebbia si dirada e ci si presenta di fronte una bellissima giornata, con cielo blu e una temperatura che in pochi minuti lievita fino a superare i 30 gradi. Dopo polvere, sabbia, terra, struzzi e antilopi, il tramonto accompagna il nostro ingresso a Twyfelfontein, un luogo non luogo perso nel nulla.

Vedi anche:
In Africa a tappe - Slow Way Down (parte 2)

La seconda e ultima parte di questo report è disponibile qui.

Informazioni

Abbiamo scelto Sudafrica e Namibia per il desiderio di conoscere una parte di continente completamente diversa da quella che avevamo visitato nel corso dei nostri precedenti viaggi in Tunisia, Algeria, Libia, Marocco, Mauritania, Senegal. Abbiamo viaggiato ad agosto, durante il loro inverno, con una temperatura media di 25 gradi: in Sudafrica le temperature sono leggermente più basse rispetto alla Namibia, ma sempre gradevoli e ideali per viaggiare in moto. Il periodo invernale è sicuramente il più indicato, dato che le precipitazioni sono praticamente nulle. Come guida abbiamo utilizzato la Lonely Planet, ma ci siamo documentati soprattutto cercando in Internet storie e resoconti di viaggiatori che già avevano percorso quelle strade.

Vedi anche:
Appunti – A caval donato…

Visto: per Sudafrica e Namibia non è richiesto.
Assicurazione sanitaria: Europe Assistance, circa 100 euro a testa.
Pasti: tantissima carne, soprattutto alla griglia, e per dei vegetariani come noi non è stato il massimo.
Le moto: BMW R 1200 GS Adventure, BMW F800 GS, KTM 990 Adventure, KTM 1190 Adventure R, KTM 690 Enduro.
Costo della benzina: circa 0,75 euro al litro.
Patente internazionale: non richiesta.
Assicurazione del veicolo: in Namibia non è richiesta; noi abbiamo cercato di farla, ma i locali non avevano nemmeno idea di che cosa fosse. In Sudafrica abbiamo circolato con le nostre carte verdi.
Spedizione moto: circa 60 giorni per l’andata e 50 per il ritorno (di navigazione pura sono 40 giorni). È sufficiente staccare la batteria e svuotare il serbatoio. Il costo di un container da 20 piedi per sei moto, incluso il referente in loco e le pratiche doganali, è stato di 1.300 euro a moto, andata e ritorno.
Volo: Emirates con scalo a Dubai. Costo: 1.030 euro, acquistato quattro mesi prima della partenza.
Costo totale: dipende dallo stile di vita, noi abbiamo spesso dormito in tenda. Il costo complessivo tra carburante, cibo, pernotti e visite ai parchi è stato di circa 2.800 euro per 28 giorni di viaggio.