Appunti – Quel che resta

di Marco Manzoni


L’autostrada è sempre una questione noiosa in moto, ma è anche un male necessario per spostarsi rapidamente verso qualcosa di più allettante. Così mi ritrovo insieme al mio solito amico di scorribande sulla A4, in prima corsia, con il sole che inizia a sorgere alle mie spalle, in direzione della Francia. Chiacchierando nell’interfono cerchiamo di ammazzare la noia entusiasti per il breve viaggio di tre giorni che stiamo intraprendendo.

Per oltrepassare il confine puntiamo il passo del Monginevro, per poi deviare verso sud una volta superata Briançon. Non abbiamo una destinazione finale ma l’obiettivo è seguire un giro ad anello abbozzato qualche giorno prima su Google Maps che copra alcune zone caratteristiche della Provenza e le classiche gole del Verdon e di Daluis.

Prenotiamo quindi tramite Booking l’unica camera disponibile in una struttura a Saint-Julien-du-Verdon, un piccolo borgo molto bello e tranquillo, affacciato sulle rive del lago di Castillon. Raggiungiamo la struttura che il sole è già tramontato e i fari delle moto illuminano la strada buia. Parcheggiamo e saliamo le scale per cercare l’oste, ritrovandoci nella sala di in un ristorante-pizzeria poco frequentato. Al bancone troviamo il nostro uomo che ci accoglie abbastanza freddamente e ci porta verso la camera.

Per raggiungerla usciamo dal locale, riscendiamo le scale, giriamo l’angolo e, direttamente dalla strada dove siamo transitati pochi minuti prima, il proprietario apre una porta e ci ritroviamo in camera. In pratica uscendo ci si ritrova a cavallo della riga bianca e bisogna prestare attenzione che non arrivi nessuno per non essere stirati.

Non siamo particolarmente sofisticati e non cercavamo nulla di lussuoso, ma non credevamo nemmeno di trovare una sistemazione tanto fatiscente in piena Provenza: una camera piccola, decisamente poco pulita, senza finestre, con due letti affiancati e un piccolo bagno visibilmente trascurato chiuso da una porticina traballante e con la doccia ricavata in un angolo grazie a un telo ingiallito e macchiato.

Sistemiamo comunque i bagagli e torniamo al ristorante per una pizza. Lo stesso signore della camera ci dice che alle 21 hanno chiuso la cucina (sono le 21:20 circa), che dovremmo prendere la moto e fare quindici chilometri fino a Castellane per trovare qualcosa di aperto. Insistiamo un po’ e lo convinciamo a farci le due pizze più immangiabili mai assaggiate: troppo cotte, con un formaggio francese al posto della mozzarella e un impasto che abbiamo digerito due giorni dopo.

Non credevamo di trovare una sistemazione tanto fatiscente in Provenza

La mattina successiva perdiamo un’ulteriore mezz’ora perché l’oste voleva farci pagare il conto delle camere una seconda volta, nonostante avessimo già saldato al momento della prenotazione tramite Booking. Fortunatamente anche questa si è risolta.

Insomma, un’esperienza particolare… tanto particolare da diventare memorabile!

Sarà per la compagnia, per i profumi e le strade della Provenza oppure per il borgo affacciato sulle rive di questo lago dalle acque verdi, ma la nostra memoria di quel viaggio non porta con sé alcuna emozione negativa.

Ricordiamo spesso questa esperienza e lo facciamo sempre con il sorriso: «Gio, ti ricordi quella volta che abbiamo dormito in quel postaccio a Saint-Julien? Mamma mia che risate!»

Cose Che Capitano pubblicato su RoadBook 36