Appunti – Ieri, oggi, domani

 

di Dario Tortora


Nel 2003 acquistai una delle prime KTM LC8 950 Adventure, folgorato dalle prodezze di Fabrizio Meoni in Africa e dal prototipo visto a EICMA scalpellato dal designer Kiska.

Dal mio “circolino” di motociclisti arrivò una babele di raccomandazioni: «Le austriache non sono affidabili, ti lascerà a piedi chissà dove», «Non ci puoi viaggiare, è troppo scomoda», «Le vibrazioni ti faranno saltare le otturazioni» e così via. Ci viaggiai parecchio, non mi lasciò a piedi e devo dire che i denti sono ancora tutti al loro posto. Sarò stato fortunato, dissero.

Il teatrino ricominciò quando pochi anni dopo passai a una moto a iniezione col catalizzatore: «Sei uno scriteriato, quando sarai in Asia centrale e non troverai benzina verde, come farai?», «Non c’è niente di così affidabile come un carburatore, che sanno riparare ovunque» e avanti con iatture a profusione.

Sarà che non sono ancora stato in Asia centrale, ma anche quella volta mi tolsi diverse soddisfazioni senza grossi problemi e l’unico danno lo fece in Marocco un gommista troppo precipitoso.

Sfatiamo un mito una volta per tutte: una scheda elettronica ha meno probabilità di rompersi di numerosi componenti meccanici, che rischiano di cedere per via degli stress prolungati; ho visto parecchia gente rimasta a piedi per un cavo della frizione sfibrato, mai per colpa di un sistema ride-by-wire.

È di questi giorni la notizia dell’approvazione da parte del Parlamento europeo del pacchetto Fit For 55, con cui si mette al bando entro il 2035 la vendita (non la circolazione, si badi bene) dei veicoli con motori a combustione.

Non sembra, ma la data è dietro l’angolo: cosa accadrà alle motociclette, di cui nel testo non si fa cenno esplicitamente? Quando anche avremo moto elettriche in grado di garantire la dovuta autonomia o tempi di ricarica accettabili, come organizzeremo i viaggi overland verso destinazioni ancora legate alla benzina? Non occorre arrivare in Asia centrale, basta un traghetto per la Tunisia.

Le case costruttrici, dal canto loro, si stanno già attrezzando, chi annunciando pesanti investimenti in ricerca e sviluppo, chi, come Triumph recentemente, acquisendo società specializzate nella costruzione di veicoli elettrici a due ruote.

Ho visto parecchia gente rimasta a piedi per un cavo della frizione sfibrato, mai per colpa di un sistema ride-by-wire

Già li sento i brontoloni che annunciavano sciagure a ogni innovazione tecnologica, anche stavolta con un elenco interminabile di controindicazioni più di pancia che di raziocinio. In realtà molti sono solo dei nostalgici: gente che dice “ai miei tempi” senza parlare veramente dei tempi ma di loro, a quei tempi. Peccato che, come cantava il compianto Battiato, non ritorneranno più.

Personalmente devo dire che, al contrario, trovo la situazione piuttosto inebriante, piena di aperture verso scenari inediti, elettrizzante (per rimanere in tema).

Non so che forma avrà ciò che inforcheremo nel 2036, ci penseranno ingegneri, progettisti e designer. So però che il passato è un cristallo, il futuro è un organismo che si adatta: l’evoluzione è in quella direzione.

Editoriale pubblicato su RoadBook 31