SC project BMW
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SC-Project: un sogno dall’asfalto alla sabbia

In occasione di EICMA abbiamo incontrato Stefano Lavazza e Marco De Rossi di SC-Project, l’azienda produttrice di impianti di scarico che, forte dei successi nel mercato delle moto da strada, si sta aprendo al mondo adventure. Davanti a noi due ragazzi pieni di entusiasmo e passione, orgogliosi di aver costruito il proprio progetto praticamente dietro casa.

di Fabrizio Cedrati


SC-Project realizza impianti di scarico per la maggior parte dei modelli delle varie case produttrici di motociclette; lo fa con l’attenzione di un artigiano e la tecnologia di una grande azienda e questo le ha permesso di crescere in pochi anni, fino a raggiungere i massimi livelli diventando fornitrice di numerose scuderie dei campionati di velocità.

Nel 2016 ha chiuso un accordo per il biennio 2017-2018 con il team Honda Repsol HRC, campione del mondo di MotoGP. I due fondatori non si sono certo riposati sugli allori e, nell’ottica di valorizzare l’artigianato milanese, hanno rilevato Paton, storico marchio lombardo di moto da corsa degli anni Sessanta, arrivando a vincere il Tourist Trophy nel 2017 con la Paton S1-R Lightweight. Forte di questi successi, negli ultimi tempi SC-Project ha iniziato a puntare anche al segmento delle moto da viaggio e dell’universo off road, stuzzicando di conseguenza il nostro interesse.

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RB: Ci volete raccontare come e quando nasce SC-Project?

SC: L’avventura di SC-Project inizia nel 2004 a Magenta, la nostra città natale, con due amici appassionati di moto e di marketing imprenditoriale che hanno deciso di intraprendere la strada della realizzazione di impianti di scarico. All’epoca pensare di diventare una grossa azienda leader era quasi un miraggio – come lo era diventare campioni del mondo – ma tutto si è avverato in poco più di un decennio.

RB: Fin da subito vi siete concentrati nel realizzare prodotti per il mondo della velocità e delle competizioni, mettendovi in gioco con le più alte categorie. Una scelta rischiosa, ma che ha pagato. Quanto è stato difficile affermarsi tra i marchi di riferimento nel mondo dei maggiori campionati mondiali?

SC: È stato molto difficile, ma amiamo le sfide alla follia. Abbiamo deciso di saltare molti step con le competizioni minori puntando subito al Motomondiale, anche se con l’ambizione iniziale di sola presenza come fornitori tecnici di team non ufficiali. La scelta è stata rischiosa, avremmo potuto “bruciarci” precocemente, ma siamo stati molto attenti e ciò non è accaduto. La nostra presenza nel Motomondiale è stata una crescita continua, con stagioni in MotoGP dove erano equipaggiate con scarico SC-Project ben nove motociclette su un totale di 23! Un vero record per una realtà giovane come la nostra. Poi sono arrivati i titoli mondiali, tre consecutivi in Moto2 e uno in MotoGP, ed è stato un tripudio di felicità e orgoglio.

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RB: Attenzione al prodotto, un reparto di ricerca e sviluppo, una catena di produzione con i più sofisticati macchinari e un’accurata strategia industriale sono gli ingredienti che vi hanno permesso di crescere in così breve tempo. Sbaglio o avete investito anche sull’energia alternativa?

SC: Nella sede di Cassinetta di Lugagnano, nell’Abbiatense (sud-ovest di Milano), abbiamo investito milioni di euro. Abbiamo tre capannoni industriali per oltre 8.000 mq di spazio tra reparti produzione, test, sviluppo, logistica e uffici. I due edifici principali hanno in totale 4.000 mq di impianto fotovoltaico, che ci rende autosufficienti e in grado di immettere energia pulita nella rete pubblica.

L’attenzione di un artigiano e la tecnologia di un’azienda

Il 2017 è stato l’anno della consacrazione, con il terzo grande capannone annesso ai due esistenti, l’acquisizione del marchio storico italiano Paton e con la vittoria di ben due titoli mondiali (in Moto2 e MotoGP) con il pilota più forte del mondo, Marc Márquez in sella alla splendida Honda RC213V. Cosa volere di più?

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RB: Oltre a tutte queste avventure recentemente ne è nata un’altra, con il primo scarico SC-Project dedicato alle maxienduro. È un segmento di mercato che prima o poi avreste dovuto toccare, come sta andando?

SC: SC-Project si è imposta negli anni come azienda top nel segmento delle moto stradali. Mancava il segmento maxienduro e il momento giusto per inserirci è stato proprio il 2017. I risultati si sono visti subito. Stiamo registrando ottime vendite, anche grazie a una serie di scarichi espressamente studiati e dedicati alle moto da fuoristrada. Il nostro reparto di ricerca e sviluppo ha creato una linea specifica adatta a questa categoria di moto, sia esteticamente sia tecnicamente.

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RB: Il vostro animo racing è venuto fuori anche qui. Eravate presenti all’ultima Africa Eco Race con il Team Kapriony.

SC: Sì, è stata una bella sfida, creare, prototipare e testare il nostro materiale sulle prestanti KTM di Paolo Caprioni!

RB: Significa che prima o poi vi vedremo alla Dakar?

SC: La Dakar è uno dei nostri prossimi obiettivi. Il fatto è che tutto sommato il mondo di fango, sabbia e rocce ci piace moltissimo. Per noi è sinonimo di avventura e libertà.