di Dario Tortora
La regione Veneto e le province autonome di Trento e Bolzano, insieme al Ministero per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, hanno annunciato la volontà di rendere a numero chiuso l’accesso veicolare ai quattro passi Pordoi, Sella, Gardena e Campolongo, ossia l’anello di valichi intorno al gruppo montuoso del Sella.
Si inizierà nel 2023 con l’installazione di varchi elettronici per monitorare il traffico, per passare al rilevamento degli inquinanti nel 2024 e per finire con la piena operatività nel 2026, l’anno dei Giochi olimpici invernali Milano Cortina. Secondo il progetto (invero non ancora definitivo) chi vorrà salire sui passi per ammirare il maestoso castello di roccia del Piz Boè potrà farlo tramite un servizio navetta o con i numerosi impianti di risalita a fune.
In Rete si è scatenato l’inferno, fra chi asserisce di avere il diritto di circolare dove gli pare brandendo il pagamento del bollo come un forcone, chi, con il più becero benaltrismo, ricorda che i montanari circolano ancora con Panda 4×4 Euro 0 (o peggio con puzzolenti enduro due tempi) e chi, con finta sufficienza, dice che d’ora in avanti andrà a farsi i giri solo sugli Appennini, come se la maestosità di quello spicchio di Dolomiti fosse facilmente sostituibile.
La decisione è sicuramente impopolare, ma non si può ignorare quanto fosse necessaria. Il cosiddetto Sellaronda è uno dei più bei giri che si possano fare in moto, ma chi ci è stato a luglio e agosto non ricorderà tanto piacevoli strade curvose, quanto serpentoni di smog, lamiere e caos; non si capisce come si possa ammirare il panorama stando concentrati sulle luci di stop di quello davanti.
Il problema di fondo, a ben vedere, è lo stesso della chiusura delle strade sterrate ed è riconducibile a quanto viene stressato un territorio. Quando si diventa troppi, sorgono i problemi.
Come si risolve l’impasse? La risposta è purtroppo solo una: diventa sempre più impellente dirigere il proprio manubrio altrove, in cerca di originalità, mete meno scontate, interazioni più genuine, scoperte più avvincenti e, soprattutto, strade più libere e meno code ai semafori.
Il problema di fondo è quanto viene stressato un territorio
In linea con questi ragionamenti stiamo lavorando dietro le quinte per una ricalibrazione di RoadBook, una riflessione ormai necessaria dopo cinque anni di presenza in edicola.
Per il 2023 lavoreremo su due fronti: da un lato con una presenza molto più incisiva online, con contenuti quotidiani originali, più vari e più ricchi (per non perderli ricordatevi di iscrivervi alla newsletter o di seguirci sui canali social); dall’altro con un riequilibrio dei contenuti del giornale, dove vogliamo dare più spazio alla sua ragion d’essere principale, ossia gli itinerari originali da percorrere in moto.
Per cui più idee per la gita del fine settimana, più suggerimenti per le agognate vacanze estive e più ispirazioni per il viaggio overland della vita; in soldoni più GPX da scaricare, una nostra prerogativa di cui andiamo molto orgogliosi.
Di parola in parola, di orizzonte in orizzonte, la rivista sarà ancor più un invito a muoverci in libertà con consapevolezza, lungo le vie meno battute del pianeta o anche per restare selvatici alle porte di casa, uscendo sempre da sé stessi per ritrovarsi al ritorno un po’ più veri.
Editoriale pubblicato su RoadBook 33