di Antonio Femia
Esco dalla stanza sbattendo la porta prima che la lite con la mia signora diventi una rissa. Attraverso il cortile schivando i profiteroles che i cani dell’affittacamere, una signora un po’ picchiatella ma gentile, ci lasciano sistematicamente davanti alla porta per quanto gli stiamo simpatici.
Li prenderei tutti a calci mentre mi ringhiano contro, ma sono impegnato a schiaffeggiarmi nel vano tentativo di fronteggiare il nugolo di zanzare che mi accolgono fameliche. Strana abitudine che hanno qui a Bangkok: nonostante il clima umido e le zanzare assassine, riempiono cortili e giardini di piante acquatiche che fanno crescere in vasi che traboccano acqua di continuo, allevando schiere di succhiasangue ronzanti.
Lascio la giungla domestica con un sospiro di sollievo, ricambio malvolentieri il saluto della biondissima americana del bar di fronte e mi dirigo verso il canale che passa lì vicino, dove alcune pagode ospitano un piccolo mercato e un paio di chioschi in cui mangiare qualcosa insieme alla gente del posto.
Sto ancora imprecando tra me e me quando, oltre le pagode, vedo una bambina giocare sulla riva del canale con un gonfiabile a forma di coccodrillo, sotto lo sguardo amorevole della madre. Man mano che mi avvicino mi accorgo che quell’oggetto è troppo esile per essere un canotto e non sembra affatto di plastica, ma non faccio in tempo a realizzare cosa sia, che quella cosa strana si gira verso di me, mi fa una linguaccia biforcuta e poi sguscia lesta in acqua, allontanandosi tranquilla con sinuosi colpi di coda.
Incitata dalla madre, la bambina fa ciao ciao al varano d’acqua di un metro e mezzo con cui prima giocava allegramente.
E io? Con l’automatismo acquisito in questi mesi di viaggio, la mia mano scatta veloce a prendere la macchina fotografica. Ma non ce l’ho: quando esci incazzato da casa per evitare il divorzio non ti porti la fotocamera, tantomeno il telefono: chi mai dovresti chiamare a Bangkok?
La bambina fa ciao ciao al varano d’acqua di un metro e mezzo
Più tardi, scroccando il Wi-Fi al bar dell’americana, scopro che il varano d’acqua è comunissimo in tutto il sud-est asiatico, nelle zone rurali come nelle città in cui sono presenti dei canali d’acqua, dove sono tollerati dalla popolazione perché limitano la proliferazione dei ratti di cui sono ghiotti.
Nessuna fonte parla però di questi rettili come animale da compagnia per i bambini. Dovrei essere felice, e lo sono, per aver assistito a una scena incredibile quanto rara, ma il fatto di non averla potuta fissare in un’immagine è un cruccio che dopo anni ancora non riesco a farmi passare: per chi è appassionato di fotografia, non avere una testimonianza visiva di un evento è un po’ come se questo non fosse mai avvenuto.
Sarà per questo che, oggi che viviamo a Milano, quando vado a fare un giro antidivorzio sul Naviglio della Martesana ho sempre con me almeno il telefono: hai visto mai che becco una nutria mentre gioca a scacchi con un pensionato?
Cose Che Capitano pubblicato su RoadBook 28