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Viaggi in moto nella Fase 2: così vicino, così lontano

Una riflessione sul prossimo futuro del turismo in motocicletta e delle sue potenzialità, nonostante la complessità dell’attuale situazione di emergenza. Dovremo attendere ancora qualche tempo, poi potremo di nuovo provare l’ebrezza dell’aria sulla faccia, anche se inizialmente saranno solo esperienze a corto e medio raggio.

di Donato Nicoletti – foto Antonio Femia


La situazione attuale la conoscono anche i sassi, per cui riteniamo superfluo versare ulteriore inchiostro a favore o contro, questa o quella posizione: che ci piaccia o meno, siamo fermi ai box e la safety car sembra che resterà fuori ancora qualche giro. Più utile focalizzarsi su come sarà il prossimo futuro del turismo in moto perché la prossima estate – è bene fugare subito ogni dubbio – difficilmente avremo la possibilità di “conquistare nuove terre” al di fuori dei patri confini.

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Le normative diramate dal Governo per la cosiddetta Fase 2 non prevedono, nell’immediato, la ripresa della libera circolazione delle motociclette per il semplice diporto passionale, ma ne consentono l’utilizzo per motivi di comprovata necessità.

Questa disposizione definisce, una volta per tutte, l’impossibilità di muoversi in autonomia o di partecipare a eventi a tema, i quali, come nel caso di quelli patrocinati dalla FMI, sono stati rivisti nel calendario, grazie all’impegno di Rocco Lopardo (Presidente della Commissione Turismo e Tempo Libero della Federazione), e posticipati a date per le quali, ci auspichiamo, questa situazione non abbia più ragion d’essere.

La Fase 2 non prevede la libera circolazione delle motociclette per il diporto passionale

Cosa si potrà fare, allora? Intanto, attendere la conferma dalle autorità che ci consenta di tornare liberamente in sella, per riassaporare quel bizzarro piacere di essere presi a schiaffi da Eolo. Qualcuno magari bofonchierà parole di disappunto verso un probabile limite nazionale alle scorribande motociclistiche, ma questo non dev’essere necessariamente visto come un bicchiere mezzo vuoto.

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Anzi, sarà l’occasione per tornare a viaggiare lungo lo Stivale, ritrovando o scoprendo angoli intimi, piccoli borghi e minuscole realtà spesso lontane dai flussi turistici di massa, da quel carrozzone umano tanto rumoroso quanto necessario – mai come in questo frangente storico – a supportare la ripresa economica di questo scalcinato, schizofrenico, ambiguo ma bellissimo Paese.

Sarà come tornare sui banchi di scuola del mototurismo: potremo apprezzare, all’inizio, itinerari regionali, scandagliando il tutto con occhi nuovi, più attenti, notando minuzie e particolari di un luogo, magari già conosciuto, che mai prima ci avevano colpito. Ci sarà una nuova curiosità, un bisogno quasi fisiologico di resettare la nostra memoria motociclistica: ecco, potrebbe essere un ottimo spunto per ricominciare da capo, con nuove energie, nuovi stimoli, nuove prospettive.

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Poi torneremo a varcare i confini regionali e avremo la possibilità di allargare le nostre rotte, anche verso destinazioni classiche come le Alpi o le località rivierasche. Oppure potremmo dedicarci alla scoperta di territori ricchi di storia, di attrattive, di strade umili e generose, di luoghi accoglienti e tranquilli, di persone semplici e disponibili, come ad esempio la Garfagnana e la Lunigiana che raccontiamo sul numero 17 della rivista.

Un ottimo spunto per ricominciare da capo, con nuove energie, nuovi stimoli, nuove prospettive

In sostanza, con un po’ di pazienza e di immaginazione, se sapremo cogliere le giuste sfumature di questa situazione e, soprattutto, se saremo in grado di dare il giusto peso anche a quello che fino a ieri poteva sembrare ingiustamente ovvio e privo di interesse, potremo andare lontano, pur restando vicino.

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