Urbex in moto sulla Serra

Abbiamo appena pubblicato quello che potrebbe essere il primo numero speciale motociclistico della storia a parlare dei luoghi che, una volta abbandonati, si ammantano di mistero e diventano meta di giri in moto.

di Mario Ciaccia


È uscito da pochi giorni il numero speciale di RoadBook sui luoghi misteriosi che desideravo fare da tempo perché io, come molti altri motociclisti, sono attratto dagli edifici e dai paesi abbandonati.

Parlando con altre persone che hanno questa… passione o depravazione (che adesso è cool chiamare urbex), risulta che il sentimento predominante che provano di fronte a questi luoghi è lo struggimento nel pensare che un tempo qui c’era la vita, c’erano persone che vivevano e lavoravano, con i momenti di gioia e dolore.

Addirittura un amico mi ha detto che prova le stesse cose dagli sfasciacarrozze, dove ci sono tutte quelle auto che stanno andando in malora. Un tempo sfrecciavano sulle strade e dentro ogni abitacolo c’erano delle storie umane.

Undici itinerari: troppo pochi

Avrei voluto fare una bibbia da 100 itinerari da 14 pagine ciascuno, perché di edifici abbandonati ce ne sono tantissimi, ma mi hanno sgridato: «Non si può andare in edicola con una rivista da 1.400 pagine, fa’ il bravo». E l’ho fatto: gli itinerari sono diventati 11, di cui nove in Italia, uno in Francia e uno a Tenerife.

Nella mia Ciacciastoria del venerdì, visto che sto lanciando questo numero così strano, ne approfitto per parlare di uno degli 89 esclusi, l’albergo Belvedere di Andrate (TO), così spiego i criteri con cui abbiamo fatto lo speciale.

Per prima cosa c’era da identificare tali luoghi abbandonati. Non avevo bisogno di cercarli apposta, avevo un archivio bello pieno perché, quando li vedo, mi fermo e li esploro, sempre con la fotocamera in mano.

Chiaramente devono essere posti con un nome e una storia, perché l’articolo è da quello che deve iniziare. Se del posto qui sopra non avessi trovato notizie, non l’avrei messo nello speciale. OK, in realtà non ce l’ho messo lo stesso, ma mi avete capito.

L’albergo si chiama Belvedere, si trova alle porte di Andrate sul valico di Croce Serra (856 m di quota) sulla Serra di Ivrea, esattamente di fronte al torrione del castello Rubino. Di stile liberty, era considerato uno dei più belli del Piemonte e vi hanno soggiornato politici, attori, musicisti per quel genere di villeggiatura in cui stai tanti giorni in un posto facendo poco o nulla.

Ma poi il turismo è cambiato, la gente ha iniziato a prediligere altri tipi di vacanza e l’albergo ha cessato l’attività nel 1985, venendo abbandonato. Nel 2008 si parlava di abbatterlo per costruirvi tre villette, ma si è salvato.

Nel 2021 invece c’era la volontà di rimetterlo a posto, lasciare immutato il look liberty e trasformarlo in residenza per anziani. Ma non so se poi la cosa è successa. Ho scattato le foto sopra proprio nel 2021; su Google Earth le immagini sono del 2022 e l’edificio è ancora sfasciato.

Una volta parlato del posto, nell’articolo sarei passato a descrivere l’itinerario a esso collegato. L’albergo avrebbe potuto essere la meta finale o un punto di passaggio.

Baricentro sarebbe stata Ivrea, città interessante tanto nel suo quartiere antico con il castello, quanto nella parte moderna, voluta da Olivetti per i suoi operai.

Dall’albergo Belvedere parte un percorso asfaltato, molto bello da guidare, che raggiunge Carema (TO) passando per un laghetto di pesca e poi per Andrate e Settimo Vittone.

Quando li vedo, mi fermo e li esploro, sempre con la fotocamera in mano

Dall’altra parte della valle c’è la stradina “Bitumenduro” che sale da Tavagnasco verso la Chiesa di Santa Maria Maddalena.

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Avrei quindi fatto terminare il giro allo Chalet Palù, un albergo diffuso composto da deliziose casette con vasche Jacuzzi sulla terrazza, da cui si vedono Ivrea e il Monviso. Speriamo che non finiscano abbandonate pure queste…