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Travellers Camp Urban: il bizzarro mondo sottosopra di Miriam Orlandi

Ultimo evento del 2019 per il Travellers Camp Urban. Sul palco di Ciapa La Moto, a Milano, è salita Miriam Orlandi per raccontare i suoi sei mesi di viaggio agli antipodi, tra Australia e Nuova Zelanda.

di Marco Maglietta


Dicembre è il mese delle festività più importanti, dei regali ai propri cari, ma anche il segnale dell’approssimarsi dell’inverno, notoriamente la stagione meno propizia per dare luogo alle proprie pulsioni, non importa se sfogate durante una semplice gita o diluite in un viaggio motociclistico vero e proprio.

Quelli del Travellers Camp, coadiuvati dalla redazione di RoadBook, hanno pensato bene di unire le due cose, regalando agli appassionati il racconto di un’avventura estiva all’altro capo del mondo, mentre fuori le fredde brume di una notte padana avvolgevano i locali di Ciapa La Moto in un gelido abbraccio.

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Nei mesi a cavallo tra il 2018 e il 2019, quando la maggior parte di noi è alle prese con i rigori climatici dell’emisfero boreale, Miriam Orlandi decide di disertare gli ordini del generale inverno, fuggendo il più lontano possibile da freddo, buio, cotechini, lenticchie e panettoni vari.

Grazie alla disponibilità (e all’invito) di Peter, un amico motociclista australiano, Miriam deve solo salire su un aereo e volare all’altro capo del mondo. Al suo arrivo trova, oltre a Peter, una vetusta Honda Transalp, parcheggiata nel classico fienile. Dopo essersi attivata per rimetterla in ordine, è libera di affrontare la strada.

Partendo da questo preambolo Miriam snocciola foto, video – incluso quello con Troy Bayliss – e aneddoti che l’hanno vista protagonista durante i sei mesi di permanenza in Oceania: dalla calda accoglienza dei locali, forse grazie anche agli oltre 50° dell’estate australe, agli incontri ravvicinati con serpenti e varia fauna locale che l’hanno vista protagonista.

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Dopo Australia e Tasmania, Miriam salta in Nuova Zelanda dove, anche qui, trova ad attenderla una moto dell’amico Peter, una Suzuki DR 650. La storia si ripete: Miriam ripristina il mezzo e parte alla scoperta delle due isole che compongono il Paese, immergendosi in paesaggi fantastici e venendo a contatto con la sorprendente, per molti di noi, propensione dei locali a ospitare chiunque bussi alla loro porta: non importa se non hanno mai visto la tua faccia, né da dove si arrivi e quale idioma parli.

L’orazione di Miriam cattura i presenti, i quali si lasciano ammaliare dall’entusiasmo della sua voce e dall’intensità delle sue parole, seguendo in silenzio l’evolvere del racconto fino alla fine, quando un meritato applauso suggella le ultime immagini e le ultime riflessioni, a tratti quasi poetiche, della viaggiatrice bresciana.

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Al termine abbiamo anche il tempo di assistere a un siparietto quando, all’oscuro di tutto, Daniele Donin viene chiamato sul palco per ragguagliarci in merito ai suoi prossimi movimenti: diciamo che, mentre noi ammireremo le sue gesta in America centrale, grazie alla serie di video che RoadBook irradierà nei prossimi giorni, lui sarà in Perù a scorrazzare, libero come conviene alla sua natura, e a quella di altri spiriti ribelli.

Si chiude così un altro anno di appuntamenti con il Travellers Camp, dall’happening principale alle serate Urban, le quali si pongono come missione la diffusione in un contesto cittadino dell’essenza originale dell’evento, quella di aggregare, consolidare e far crescere la comunità degli appassionati dell’avventura in motocicletta: e, a quanto pare, quelli del Travellers Camp stanno facendo un ottimo lavoro.