Travellers Camp, il ritrovo delle anime inquiete

Edizione numero otto per il tradizionale evento dedicato al mondo dei viaggi e dell’avventura in motocicletta. Questa volta gli appassionati si sono dati appuntamento tra le colline marchigiane a nord di Urbino. Ecco il racconto di chi lo ha vissuto in prima persona.

di Claudia Gonnella


È difficile riuscire a descrivere il Travellers Camp a chi non c’è mai stato. Non è un motoraduno, non è una tendata e nemmeno un ritrovo estemporaneo.

Sono sulla via del ritorno, chiusa nel casco col cuore colmo di emozioni fino a scoppiare e penso a come potrei definirlo, a come poterlo raccontare.

Ho pensato mille parole, e alla fine sono arrivata alla conclusione che il Travellers Camp è “il ritrovo delle anime inquiete”. Sì, perché il viaggio è patrimonio di anime inquiete e curiose, di coloro che non si accontentano del conosciuto ma anelano alle diversità, alla scoperta, all’avventura.

Costoro sono persone che sanno cogliere la bellezza in ogni dove, che fanno di ogni viaggio un percorso di crescita personale, sono anime interessanti che val la pena di seguire. E così sono i “ragazzi” del Travellers Camp, coloro che con passione viaggiano e raccontano, che hanno la rara capacità di trasmettere con un’immagine, o con una parola, un’emozione.

Non è un motoraduno, non è una tendata e nemmeno un ritrovo estemporaneo

Tra i tanti luoghi, ritrovi ed eventi dove conta solo l’apparire, al Travellers Camp ognuno porta l’essere, con il suo bagaglio di piccole o grandi cose, tutti sullo stesso piano e con uguale voglia di condividerle. Non conta se fai 1.000 o 10.000 chilometri, conta la spinta che ti fa partire, il desiderio di vedere cosa c’è oltre l’orizzonte conosciuto.

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Il Travellers Camp è come un convivio continuativo, dal venerdì alla domenica dove, come ha scritto qualcuno, ci sono i racconti ufficiali e quelli spontanei condivisi informalmente. Tendendo l’orecchio e passando tra i gruppetti improvvisati con il bicchiere in una mano e una patatina nell’altra, si può venire a sapere che: «Ho trovato il contatto per la spedizione in nave da Baku», oppure «C’è un albergo imperdibile in Marocco nel deserto, vicino alla Duna Grande, con l’osservatorio astronomico sul tetto», o anche «Per Natale sto pensando di… ».

Il Travellers Camp è quell’appuntamento dove ogni viaggio immaginato diventa possibile.

Dopo la Valmaira e l’Appennino, ecco alfine Urbino

L’ottava edizione si svolge tra le dolci colline dell’entroterra marchigiano, alla Corte della Miniera, un agriturismo a pochi chilometri dalla bellissima Urbino.

La struttura è stata creata recuperando una vecchia miniera di zolfo, adibita a ristorante e dotata di semplici ma confortevoli camere per chi ha voglia di godersi il week end comodamente. Per gli altri, oltre alla piscina, c’è a disposizione un prato dove piantare le tende.

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Certo, è mancata l’atmosfera del tendone da Circo della sede storica di Granara sull’Appennino parmense ma credo che a nessuno sia invece mancato il caldo che si pativa al suo interno.

Si comincia come da tradizione il venerdì sera con la proiezione di Pozzis-Samarcanda, un film che racconta del viaggio di 8.000 chilometri compiuto fino alla mitica città uzbeka, nel cuore dell’Asia.

I protagonisti sono Cocco Carnelutti, 74 enne dal passato tormentato e affetto dal morbo di Crohn, e Stefano Giacomuzzi; il primo a cavallo di una Harley-Davidson del 1939, il secondo alla guida del furgone di supporto con operatore al seguito.

Il Travellers Camp è come un convivio continuativo, dal venerdì alla domenica

L’intento del sabato mattina è quello di portare gli amici Bruno e Alberto verso Monte Altavelio, passando sul crinale della valle Avellana e per il Castello di Montalfoglio, un microscopico borgo fortificato raggiunto da un dedalo di strade bianche e sperduto tra le colline marchigiane.

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Invece la calamita del Travellers Camp ci tiene ancorati al tavolo della colazione, per poi farci traslare fuori al sole e, tra scambi di saluti e informazioni ci troviamo all’ora dell’aperitivo e poi a quella del pranzo.

Il pomeriggio si apre con le bellissime immagini del viaggio nelle Highlands scozzesi di Fulvio Terminelli, poi tocca a me.

Sono stata invitata per parlare di quell’impulso irrefrenabile che fa parte della natura umana, di quella passione che divora e arricchisce allo stesso tempo, come il desiderio della felicità. Perché si viaggia? Qual è la struttura di viaggio che genera cambiamento e consapevolezza?

Sabina Rizzo e Ivano Catullo sono invece arrivati da Gallipoli per raccontare, tra mille risate, del loro rocambolesco viaggio nei Balcani compiuto con una Moto Guzzi Falcone 500 del ’71.

Dopo la cena ci si ritrova di nuovo nel salone per ascoltare le parole di Federico Marretta, giovane e motivato motociclista che grazie a Klim – partner dell’evento insieme a RoadBook e 77Roads ha presentato il suo prossimo progetto di viaggio in Asia Centrale.

Racconti di terre lontane e di sfide alla sorte

Ma il racconto che ipnotizza tutti è quello che ha portato Fabio Grandoni e Saura Fernandez ai confini del mondo. Magadan è un nome sconosciuto ai più, ma per i viaggiatori ha la stessa attrazione magnetica che la luce esercita sulle falene.

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Fabio riporta immagini incredibili della Siberia e dell’estremo oriente russo. La strada delle ossa, la BAM Road, e circa cinquemila chilometri percorsi dove spesso la strada non c’è, fino a raggiungere le sponde del Pacifico, con escursioni termiche di trenta gradi nel corso della stessa giornata.

La domenica mattina a chiudere il programma di interventi del Travellers Camp 2021 ci pensano Luca Falcon e Giulia Trabucco. Luca è stato vittima di un grave incidente motociclistico alcuni anni fa, a seguito del quale ha subito l’amputazione della gamba sinistra. 

Ciò nonostante ha trovato la forza per tornare in sella, dando vita insieme a Giulia al progetto Karmaontheroad che, tramite la collaborazione con una ONG internazionale, è riuscita a raccogliere fondi e protesi usate da donare ai bisognosi con un viaggio a Dakar. I due giovani non sono riusciti a raggiungere fisicamente la capitale del Senegal per le note vicende legate all’emergenza pandemica, ma ciò non ha impedito loro di attuare lo scopo filantropico del progetto.

Impressioni di settembre

Questo è in sostanza il Travellers Camp, un evento difficile da descrivere e che per questo dev’essere vissuto in prima persona, per rendersi conto di quanti spunti, informazioni, suggerimenti e nuove amicizie è in grado di generare con genuina spontaneità.

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Un evento come questo, svoltosi dal 17 al 19 settembre nonostante il periodo storico avverso, serve a mantenere una linea di continuità con il patrimonio culturale accumulato nel corso del tempo da ognuno di noi durante i propri viaggi, serve a mantenere vivo il desiderio di tornare a vagare liberamente per le strade del globo a cavallo dei nostri sogni, passati e futuri.

Un evento come questo serve a mantenere vivo il desiderio di viaggiare

In chiusura non può mancare il plauso a Donato Nicoletti, anfitrione e anima del Travellers Camp. Di Donato si è già detto molto: esploratore di lungo corso e attento conoscitore del mondo dei viaggi, è stato definito da qualcuno come il Gandalf dei motoviaggiatori.

Io aggiungo “anima inquieta” per eccellenza, attento e sensibile, con occhi vivaci che scrutano oltre il visibile. Donato ha creato un evento tagliato e cucito su misura e nel rispetto dell’essenza che lo contraddistingue, ed è proprio questa congruenza uno degli elementi che fanno del Travellers Camp un evento unico nel suo genere.