Roberto Agostini The Bikerchefproject Viaggio in Sud America prima parte
Roberto Agostini The Bikerchefproject Viaggio in Sud America prima parte

The Bikerchefproject

Sono un cuoco e sono un motociclista. Il Sud America ricco di paesaggi, deserti, panorami, sapori, tradizioni, cucine è il continente ideale per chi vive tra manubrio e padelle.

di Roberto Agostini


San Antonio del Cile, giovedì 5 aprile 2018, ore 11:30. Sono seduto sul marciapiede della zona di scarico merci del magazzino portuario Seaport. Una piattaforma di cemento verso ovest e poi solo mare immenso, infinito oceano Pacifico. Le norme di sicurezza mi obbligano a indossare caschetto giallo e gilet catarifrangente, ma sono evidentemente a disagio e più che un operaio portuale sembro uno dei Village People.

Un’ingombrante cassa di legno, una tra le centinaia che si aggirano qui nella zona cargo del porto, attira la mia attenzione, viene trasportata da un muletto. È lei! La riconoscerei anche a 100 km di distanza, la riconoscerei nascosta chissà dove, la mia KTM 1190 Adventure R, o meglio la mia “Poderosa”, la riconoscerei ovunque.

Vedi anche:
Il fondo dell'Africa – Sudafrica e Namibia (parte 2)

Una manovra agile sulle quattro piccole gomme, uno sbuffo di fumo nero dallo scarico e il muletto molla delicatamente a terra la cassa a pochi metri da me.

Non sto più nella pelle, sono felicissimo. Mi guardo attorno e un muro di container colorati fa da barriera alle mie urla di gioia. Un’emozione indescrivibile che si trasforma in forza bruta e piede di porco alla mano (sembra un gioco di parole) inizio a fracassare la cassa di legno. Un nutrito gruppo di portuali, complice la pausa pranzo, inizia ad avvicinarsi incuriosito e si crea un capannello di caschetti gialli e gilet con me al centro, indemoniato e sudato.

Vedi anche:
In Africa a tappe - Slow Way Down (parte 2)

Viti e chiodi che volano, assi e schegge di legno sparse al suolo come se fosse appena esplosa una granata a frammentazione. Mi fermo con il fiatone e a pieni polmoni recupero ossigeno dopo la fatica. Mi si avvicina l’ufficiale della dogana che mi osserva incuriosito: indosso il caschetto di protezione, la tuta da lavoro, il gilet catarifrangente ma ai piedi sfoggio delle Birkenstock quanto mai fuoriluogo. L’ufficile lo fa notare agli operai portuali e scoppiamo tutti in una fragorosa risata generale.

La mia “Poderosa”, la riconoscerei ovunque

Qualcuno si offre di aiutarmi e mentre rimuovo le ultime viti inizio a vederla tra le assi che si reggono sbilenche. Pochi colpi assestati bene e vola il tetto, cadono le quattro pareti e appare lei, “la Poderosa”. Erano 40 giorni che non la vedevo, quanto sei bella, ora più che mai qui a 12.000 km da casa, sana e salva.

Vedi anche:
Kamchatkaraid: la conquista dell’Est in sella a tre Ténéré

Monto il manubrio, il parabrezza, le borse laterali, collego la batteria, trattengo il respiro e… “agvzzzzzzzzz… bruuum… bruuum” il suono più bello del mondo accompagnato da una bella fumata dall’Akrapovič che vuole farsi sentire anche a queste latitudini.

Guardo la cassa, o quello che ne è rimasto, e non posso non pensare a mio padre che nel prepararla deve aver confuso il Cile con Marte e la nave cargo con l’Apollo 13. A proteggere la “Poderosa” un numero tendente all’infinito di viti, chiodi, corde, assi di legno.

Sette mesi fa

Per uscire dal magazzino devo aspettare la riapertura degli uffici e in Cile la pausa pranzo è sacrosanta. Tutto è fermo, non si muove nemmeno il vento. Mi siedo sul marciapiede guardando la mia moto e la mente va a sette mesi fa. Sono sempre stato affascinato dai viaggi. Non quelli con l’aereo, ma quelli dove il bello sta tra A e B, se poi quel tratto mentale indefinito lo percorri con una moto ecco che il viaggio vale doppio.

Vedi anche:
Oltre trecento partecipanti alla 1000 Sassi 2021

Ero a casa e leggevo un libro di un medico argentino che, insieme a un amico medico anche lui, intrapresero un viaggio che cambiò per sempre le lore vite. Quel medico poi è diventato un rivoluzionario, io un cuoco. Ma la passione per il viaggio in moto è rimasta la stessa. Il Sud America ha sempre significato molto per me. Una terra ricca e abbondante, tanto da colmare la fantasia sia del mio io motociclista sia del mio io cuoco. Sterrati incontaminati e spazi infiniti, una miriade di ingredienti sconosciuti e tradizioni culinarie antiche.

Il Sud America, sterrati incontaminati e spazi infiniti

Ormai la voglia di partire è irrefrenabile e con piacere mi ritrovo immerso nell’organizzare i bagagli e pensare alla spedizione. Mi vedo costretto a fare tutto da solo visto che nessuna agenzia di spedizione organizzava container nel mesi di marzo/aprile 2018. Solo dopo aver contattato Davide Biga riesco finalmente a spedire la moto. I biglietti aerei per me e la mia compagna, e in un attimo eccoci qui, oggi, in Cile. Inizia il nostro viaggio in Sud America.

Vedi anche:
MV Agusta e Fuel Motorcycles insieme per la Dakar 2023