L’Africa e il Marocco sono luoghi che nei motociclisti scatenano simpatie subitanee. Questo servizio racconta come affrontare l’esperienza suggestiva del deserto per sentirsi, in qualche modo, dakariani.
di Paolo Testa
Poter solcare il deserto in sella alla propria moto credo sia, per molti appassionati, la massima aspirazione raggiungibile prima di appendere il tassello al chiodo. Per alcuni resterà probabilmente un sogno, per altri, quelli che invece il sogno lo tramutano in realtà, il deserto africano è una ragione di vita di cui difficilmente farebbero a meno. Quel sogno, per me, cominciò quasi per caso nel 2005. Immediatamente subentrò la “scimmia”, o “mal d’Africa” che dir si voglia, tant’è che questa è la quinta volta che mi appresto a varcare le Colonne d’Ercole.
L’avventura si porta a termine solo con convinzione, preparandosi fisicamente e psicologicamente alle difficoltà che si presenteranno giorno per giorno. Partire senza mezzi di supporto ci costringe a viaggiare con moto pesanti e non semplici da guidare in fuoristrada, ma forse è proprio questo il bello del viaggio. Con questo raid abbiamo portato a termine una sorta di impresa: essere arrivati dove pochi, in moto e in solitaria, si sono spinti, attraversando il Sahara Occidentale sulle vecchie piste della Dakar.
Partire senza mezzo di supporto ci costringe a viaggiare con moto pesanti e non semplici da guidare in fuoristrada
Scelte e preparativi
Perché un viaggio in Marocco? Ci sono essenzialmente due ragioni che ci portano a visitare, ormai da alcuni anni, questo fantastico Paese: sicurezza e libertà. Sicurezza: di tutti i Paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo, il Marocco è quello che gode di maggiore stabilità politica. La recente “Primavera araba”, che ha cambiato radicalmente gli scenari di alcuni Paesi, qui non è arrivata. La popolazione è tranquilla e socievole, e la forte presenza militare sul territorio conferisce una sensazione di sicurezza. Libertà: la possibilità di viaggiare in completa autonomia, senza scorte. Credo che per un viaggiatore indipendente sia l’ideale: dove voglio, come voglio.
Ma in Marocco dove? Essendo un territorio molto esteso la pianificazione del viaggio deve essere ben studiata. Una volta determinato il tempo a disposizione, si può capire dove andare. Per esperienza diretta consiglio di valutare almeno una ventina di giorni dal momento della partenza sino al rientro in Italia. L’itinerario, invece, dovrebbe essere studiato tenendo conto delle proprie capacità di resistenza fisica e psicologica alla guida.
I percorsi sono stati preparati avvalendosi delle guide Gandini, riservando particolare attenzione al Sahara Occidentale. È noto che in questo territorio sono ancora presenti mine antiuomo ma, documentandosi in modo approfondito, si possono evitare spiacevoli contrattempi. Le tracce sono state controllate con Google Earth e poi trasferite su GPS cartografico, mentre le indicazioni di navigazione sono state convertite in formato roadbook cartaceo per l’utilizzo sulla moto.
Il viaggio, suddiviso in 11 tappe, ci ha portato a compiere quasi per intero il perimetro del Marocco. Su 15 giorni ne abbiamo utilizzato solo uno per riposare, attestando a 400 km la nostra media di percorrenza giornaliera.
Il viaggio ci ha portato a compiere quasi per intero il perimetro del Marocco
La moto
La moto ideale per l’Africa deve essere semplice, perché tutto quello che non c’è non si rompe, con poca elettronica, possibilmente dotata di carburatore e avviamento a pedale. Per affrontare lunghe percorrenze, abbiamo montato dei serbatoi aggiuntivi e avevamo con noi taniche di benzina supplementari. Questo perché nel Sahara Occidentale ci sono piste, lunghe anche 600 chilometri, dove non ci sono possibilità di rifornimento.
La scelta degli pneumatici si è indirizzata verso gomme specifiche per deserto che, avendo la carcassa resistente a ogni tipo di terreno, permettono di viaggiare anche sui lunghi trasferimenti in asfalto. Per evitare il problema delle forature abbiamo sostituito le camere d’aria con le mousse; unico limite la velocità su asfalto, che non deve superare i 90 km/h per evitare il riscaldamento eccessivo e il veloce deterioramento. È inoltre indispensabile portare dei ricambi per ovviare a guasti o rotture che possono verificarsi lungo la strada.
Abbiamo montato serbatoi aggiuntivi e avevamo con noi taniche di benzina supplementari
Equipaggiamento e burocrazia
Come equipaggiamento di base, tenda e sacco a pelo non devono mai mancare e, se vi addentrate nel deserto, procuratevi abbondanti scorte d’acqua e viveri. Il costo per affrontare questo viaggio non è proibitivo. Per la nave sono stati spesi circa 400 euro andata e ritorno, pasti inclusi. In Marocco la spesa media pro capite fra pasti e pernottamenti non supera i 35 euro al giorno; la benzina costa circa 1 euro al litro e nel Sahara Occidentale 0,80.
La burocrazia richiede passaporto e delega notarile se si entra nel Paese con un mezzo non proprio. Controllate se la vostra carta verde copre il Marocco, altrimenti dovrete stipulare una polizza di responsabilità civile direttamente al porto di arrivo. La copertura della rete cellulare è molto estesa ma, se si ha intenzione di entrare nel deserto, meglio dotarsi di un telefono satellitare.
Per addentrarsi nel Sahara Occidentale e superare velocemente i controlli è consigliabile avere con se le fiches (ossia dei moduli su cui apporre i propri dati) da consegnare ai posti di blocco militari, molto diffusi in zona.
Durante il raid non abbiamo avuto alcun tipo di problema fisico, né le moto hanno palesato inconvenienti. A parte qualche caduta, per fortuna senza conseguenze, e qualche perdita di pista durante la navigazione, è filato tutto liscio.
L’importante è mantenere sempre la calma e la concentrazione per uscire da eventuali situazioni difficili
Il patrimonio
Alla fine di un viaggio come questo, cosa rimane? Oltre ai bellissimi luoghi visitati, rimane il contatto con la popolazione locale che, scendendo verso sud, diventa sempre più disponibile, anche a scambiare quattro parole con chi arriva da lontano. Fermarsi e ricevere un dattero offerto da un pastore in mezzo al nulla, o incontrare persone che ti fermano per un tè lungo la pista, sono ricordi indelebili che porterai nella mente e nel cuore.
Delle località visitate ci sarebbe tanto da raccontare, partendo da Ain Bni Mathar, dove abbiamo iniziato a prendere le prime piste per la nostra discesa verso sud. Una cittadina a una trentina di chilometri dal confine algerino dove, arrivati in tarda serata dopo aver patito il freddo sui monti dell’Atlante, ci viene chiesto se preferiamo una camera con o senza riscaldamento. Un ricordo particolare lo serbo per Smara e la sua popolazione, colorata e accogliente. Qui, a mio avviso, è dove inizia il vero Marocco.
Da non dimenticare Aousserd, la meta principale del viaggio e punto di arrivo della pista più lunga che abbiamo percorso nel deserto (580 km: è stata questa la nostra vera sfida). Fra le località visitate includo anche Sidi Ifni, un incantevole centro sull’oceano Atlantico dove diverse etnie si incontrano e convivono senza problemi.
Ci sarebbe tanto altro da raccontare su un’esperienza del genere (non dimenticate il video disponibile premendo il pulsante play in alto), ma preferirei foste voi a scoprire, in prima persona, il fascino di una terra che sa regalare sempre nuove emozioni.
Aousserd è la meta del viaggio e punto di arrivo della pista più lunga: 580 km
Informazioni
Durata del viaggio: 19 giorni, di cui quattro di navigazione Savona-Tangeri (e ritorno) e 15 di permanenza
Periodo del viaggio: 23 dicembre 2016 – 11 gennaio 2017
Km percorsi: 5.530
Note: consigliato a motociclisti esperti