Motocavalcate e adventouring: croce e delizia

Motocavalcate e adventouring sono cose diverse, ma nella mia mente girano tutte insieme in un grande calderone. Ne ho fatte più di 150: alcune le amo, altre le soffro, molte non le ricordo neanche

di Mario Ciaccia


Qualche tempo fa, Dario Tortora scrisse un editoriale dove esprimeva dubbi sul chiamare eventi adventouring, ovvero avventurosi, manifestazioni organizzate, dove segui passivamente un percorso tracciato da altri. Dove sarebbe l’avventura? Concordo sulle sue perplessità, però queste manifestazioni hanno ovviamente senso di esistere, dato che ti permettono di affrontare percorsi meravigliosi in giro per tutta l’Italia, spesso su strade solitamente vietate al traffico.

A proposito: se volete rimanere aggiornati sulle varie manifestazioni non dimenticate di iscrivervi al calendario degli eventi adventouring, qui sul sito di RoadBook.

Io trovo comodo chiamarle adventouring perché mi sono stufato dell’altro termine, motocavalcate, che ho sentito nominare fino alla nausea: questo perché la prima l’ho affrontata nel 1995 e, da allora, ne ho fatte circa 150. Alcune mi sono uscite di mente, altre mi sono piaciute tantissimo per i paesaggi o per quanto sono state divertenti, poi ci sono quelle che mi sono rimaste impresse per la loro difficoltà o per il maltempo.

Avendo io una vocazione più turistica che agonistica, prediligo le lunghe traversate a tappe per bicilindriche, piuttosto che gli anelli ultratecnici per monocilindriche. Ma ne ho fatti tantissimi anche di quelli. Qui ve ne illustro otto, ma ritornerò sull’argomento anche in altre occasioni.

Inizio con la Sette Guadi che non era una cavalcata, ma una gara di enduro tradizionale su un tracciato che comprendeva un fettucciato a cronometro e un anello nelle campagne di Trescore Cremasco (CR), con sette canali da percorrere per il lungo. Era organizzata da Luigi Corrù, che amava le gare e le piccole due tempi e che aveva disegnato un percorso permanente per enduro specialistiche a Villanterio (PV).

Quando gli dissi «Chissà se sarei capace di farlo con la mia Africa Twin», lui capì «Ti prego, organizza una gara di enduro per le maxienduro». E lo fece, per di più non a Villanterio: era il 2006 e a Trescore si presentarono 150 possessori di bicilindriche.

Così apparve chiaro che in Italia c’era tanta gente che aveva fame di eventi per le grosse fuoristrada. Da un equivoco, insomma, nacque la matrice di tutte le manifestazioni adventouring. La Sette Guadi si è disputata fino al 2012.

La manifestazione in cui è stato usato per la prima volta il termine adventouring è stata la HardAlpiTour, nata nel 2009 e poi mutata nel nome in HAT.

Ho partecipato a tutte e sedici le edizioni disputate finora perché adoro la sua formula, simile a quella della Baja 1000. La scommessa del suo ideatore Corrado Capra era di capire in quanto tempo si possano fare le sterrate militari delle Alpi Occidentali senza fermarsi a dormire.

Si è rivelata la cosa italiana più vicina a una tappa della Dakar, ma spostata dall’Africa a epiche sterrate di montagna che si spingono fino ai 2.800 metri di altitudine.

Si è evoluta col tempo e io amo la versione Extreme da 850/1000 km da fare in 40 ore, mentre la maggior parte dei partecipanti preferisce la Classic (540 km in 24 ore); sono sempre di più quelli che si fermano a dormire in albergo, per poi tagliare alcuni tratti, snaturandola. La prossima edizione si terrà il 4-7 settembre 2025. 

La Transitalia Marathon è l’altro grande classico italiano ed è nata nel 2015 dall’amore che l’organizzatore, Mirco Urbinati, nutriva per il Rally del Titano del 1985, poi evolutosi in Transitalia Marathon. All’inizio si disputava su tre tappe da 250/300 km, con partenza da Rimini e arrivo ogni volta in un posto diverso del Centro Italia, evolvendosi poi fino alle cinque tappe attuali. La prossima edizione si terrà dal 26 settembre al 3 ottobre.

Tra tutti gli eventi adventouring è quella che più sembrava un viaggio. Parlo al passato perché in seguito Mirco ha organizzato l’Italian Challenge, con partenza da Rimini e arrivo a Maratea in Basilicata, sulle tracce dei percorsi che faceva quando andava a trovare i suoceri in moto.

Questa ha meno sterrati e più asfalto (che però sono spesso stradine scassate e in mezzo al nulla), ma la preferisco proprio perché sembra ancora di più un viaggio. La prossima edizione però sarà diversa: si chiamerà Transitalia Challenge e sarà un anello con partenza e arrivo a Termoli dal 10 al 14 giugno 2025.

Da un equivoco nacque la matrice di tutti gli eventi adventouring

Il Leventino, che si disputa a Sostegno (BI), è in assoluto quella che più mi diverto a fare con la bicilindrica. Perché è tutta tecnica, ma scorrevole, nel senso che è adatta alle mie capacità, non mi pianto, non faccio fatica e non mi annoio. Quest’anno s’è svolta ai primi di marzo. Non c’è un sito, funziona per inviti e passaparola, max 50 partecipanti. Gli organizzatori, capitanati da Roberto Multone, sono tra i più rilassati e simpatici del panorama nazionale.

L’edizione 2004 della Motogelo è stata la più romantica. Si svolgeva ogni gennaio nelle valli piacentine ed era difficilissima, per via del ghiaccio e della neve. Ma nel 2004 si mise a nevicare la mattina dell’evento, un sacco di gente non riuscì ad arrivare alla partenza e così la facemmo in quattro gatti, tutta su neve fresca, scrollando gli alberi che il peso della neve aveva fatto piegare fino a coprire i sentieri: magia pura.

La Céf Adventure, che si disputa di solito a giugno, è la mia preferita per quanto riguarda la formula: una Padania-Mare da una valle piacentina fino a Rapallo su percorsi tecnici, con arrivo in spiaggia, bagno, cena con pesce fritto e notte in tenda; e il giorno dopo si torna nella Pianura.

Purtroppo l’organizzatore Vanni Giroletti sta soffrendo i tempi moderni che impongono di fare pubblicità molto aggressive sui social e di convivere con clienti sempre meno avvezzi al fuoristrada, per cui s’è preso una pausa di riflessione. Se volete convincerlo, inondate casa sua di piccioni viaggiatori con il messaggio «Non mollare, Wanny».

Motodissea: la più difficile cavalcata cui abbia mai partecipato. Si disputava in quella buffa zona di confine tra Arsoli che è in Lazio e Carsoli che è in Abruzzo. Ho partecipato solo all’edizione del 2010, poi sono scappato a gambe levate. Non aveva alternative hard e soft, semplicemente erano 100 km tutti hard, con due tipi di fondo: fango assassino, dove le moto sprofondavano fino al serbatoio, o rocce scivolosissime.

Gli organizzatori, la sera prima, sogghignavano: «ve la faremo vedere a voi fighetti milanesi, non riuscirete a finirla». Avevano ragione: mollammo a metà, ne avevamo le palle piene. Ma con noi c’erano tanti altri partecipanti che non ne potevano più.

Chiudiamo questa carrellata con il Queen Trophy: è organizzato da Cesare Pompei, uno dei veterani del motorally, che traccia percorsi in Italia centrale fin dagli anni Ottanta. Parte da Bevagna (PG), sta in giro per tre giorni e torna a Bevagna. Offre panorami tra i più belli dell’Italia centrale, somiglia alla Transitalia Marathon, ma ha percorsi più difficili dove impera il sasso smosso. La prossima edizione si terrà dall’11 al 14 settembre 2025.