Campeggio nel Deserto del Gobi
Campeggio nel Deserto del Gobi

Mongolia, ai confini del mondo

La Mongolia è un paese affascinante, selvaggio, estremamente ospitale ma decisamente lontano. Talmente lontano che sono stati necessari 27.000 chilometri e due mesi di tempo per compiere questo viaggio ai confini del mondo.

di Sandro “S.G. Passione Avventura” Gliottone


Dal crocevia storico dei Balcani all’ingresso in Asia attraverso Istanbul e lo stretto del Bosforo. Dai bellissimi passi della Georgia e del Caucaso, all’interminabile steppa kazaka e alla fredda Siberia. Questo viaggio è nato dal desiderio di conoscere, di andare oltre i confini del pregiudizio, dalla voglia di condividere le emozioni con le persone che via via si conoscono lungo la strada. Sin da giovane ho sempre avuto l’impulso a viaggiare, a muovere i miei orizzonti cercando, per quanto fosse possibile, di renderli più familiari. Con il passare degli anni, però, le cose sono cambiate decisamente: ora dedico il mio tempo alla realizzazione di questa passione.

Questo viaggio nasce dal desiderio di conoscere altri popoli, di andare oltre i confini del pregiudizio

I preparativi

Insieme a un amico che, come me, voleva intraprendere e vivere questa esperienza, affrontiamo tutti i preparativi. La partenza, prevista per la fine di aprile 2016, ci vede impegnati già dal gennaio nell’ottenimento dei visti, oltre che nella ricerca di una buona assicurazione sanitaria (Europe Assistance: tre mesi, 120 euro). Per non incidere eccessivamente sul budget, provvediamo a ottenere i vari lasciapassare interagendo direttamente con ambasciate e consolati a Roma e Milano.

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La fase successiva riguarda la scelta della moto. L’importanza di questo aspetto è nota a tutti per cui, in un viaggio che si rispetti, occorre dedicare parecchio tempo alla cura del mezzo se si vogliono evitare o prevenire impasse tecniche, magari nel bel mezzo del nulla. Provvedo in prima persona alla bisogna, avendo così modo di conoscere a fondo il mio cavallo meccanico perché, in caso di necessità, devi essere in grado di arrangiarti con quello che hai e che sai. Entro così in possesso di una bellissima Honda Transalp 600 del 1998, moto praticamente indistruttibile e con poca elettronica, facile da sistemare ovunque.

Dopo Turchia e Georgia, il viaggio entra nel vivo. Il Caucaso e la Cecenia, che attraversiamo per raggiungere le sponde occidentali del Mar Caspio e il Kazakhstan. E poi l’Uzbekistan, con le immortali città di Khiva, Bukhārā e Samarcanda lungo la via della seta. Un viaggio probante sul piano della tenuta fisica, con medie giornaliere che oscillano tra i 600 e i 900 km.

E poi ancora il Kazakhstan e la sua avida polizia, che castiga con gli autovelox e propone due soluzioni di pagamento: ufficiale o sottobanco. Fendiamo da sud a nord le steppe dei Cosacchi per rientrare in Russia, tocchiamo Omsk e Novosibirsk entrando nella catena dei Monti Altaj prima di raggiungere il confine di Tashanta.

Una volta catturati dal radar, la polizia kazaka propone due soluzioni di pagamento: ufficiale o sottobanco

L’ingresso in Mongolia

Infine, ci siamo: dopo l’ennesima, lunga, sosta in frontiera per espletare le formalità burocratiche, il paese di Genghis Khān si apre a noi con interminabili piste, per arrivare fin quasi al cuore del Deserto del Gobi.

La Mongolia è sbalorditiva sia dal punto di vista geografico sia per la disponibilità della sua gente. Ovunque ci troviamo veniamo accolti e aiutati. Ci ospitano nelle loro tende o nelle loro abitazioni, offrendoci quel poco cibo che hanno a disposizione senza chiedere nulla in cambio, solo un sorriso e parole per noi senza significato ma pronunciate con la lingua del cuore. Sono situazioni difficili da raccontare, bisogna viverle in prima persona per comprenderle appieno.

Ci offrono quel poco cibo che hanno, un sorriso e parole per noi senza significato ma pronunciate con la lingua del cuore

Terra, sabbia, deserto e spazi incontaminati. Tra un villaggio e l’altro passano anche centinaia di chilometri. L’unica risorsa per lavarsi sono i fiumi, dai quali raccogliamo anche l’acqua da bere filtrandola con appositi depuratori.

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A ogni villaggio incontrato facciamo scorta di quel poco cibo che riusciamo a trovare. Dormiamo in tenda e, in più di una occasione, sotto un cielo così stellato e luminoso che sembra uscito da un libro di fiabe.

In un viaggio così lungo e impegnativo si possono vivere anche momenti di tensione. A noi succede in pieno Deserto del Gobi, isolati da tutto e in piena notte. La prima volta, alcuni cani randagi circondano le tende; cercano di entrare scavando ma, per fortuna, gli ancoraggi sono saldi e la struttura regge, facendoli demordere. La seconda volta durante una tempesta, un’esperienza pazzesca dal punto di vista meteorologico. Il peggior temporale in Italia è poco o nulla a confronto, visto che rischiamo di volar via anche noi insieme alle tende.

Il lungo rientro

A Ulaanbaatar trascorriamo quattro giorni, per rimetterci in sesto anche igienicamente e attendere il rilascio di nuovi visti russi per il ritorno. Già, il ritorno: una lunga linea orizzontale che attraversa buona parte di quello sterminato paese-continente che è la Russia. Da Ulan-Udė, costeggiamo le sponde meridionali del lago Bajkal, il più esteso al mondo, tocchiamo Irkutsk, Krasnojarsk e Novosibirsk poi Ekaterinburg, Kazàn’ e Mosca. Il resto, attraverso Lettonia, Lituania, Polonia, Cechia e Austria, non è che un semplice – visto il polposo trascorso – rientro al punto di partenza.

Una lunga linea orizzontale che attraversa quello sterminato paese-continente che è la Russia

Una volta a casa, sfogliando le pagine della memoria, i ricordi si susseguono: penso alle lunghe attese per attraversare le dogane, senza problemi ma con gran dispendio di tempo. E, sulla via del ritorno, le fredde notti trascorse in tenda in Siberia. Ho vissuto momenti felici tra popoli gentili e ospitali, ritrovando (e riassaporando) dinamiche sociali diventate merce rara nella nostra quotidianità.

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Durante l’intero viaggio ho forato quattro volte, a causa delle pessime strade. In poco tempo e con tanta pazienza, ho sempre sistemato tutto grazie alle camere d’aria di scorta, provvedendo poi a ripararle in qualche villaggio. Ho perso il conto delle cadute – per fortuna senza conseguenze – sulle piste miste di terra e sabbia.

Tutti questi imprevisti non hanno scalfito la mia determinazione, perché la voglia di avventura prevale sempre. Così anche quest’anno sono pronto a intraprendere un’altra rotta impegnativa, ritornando sulla via della seta per arrampicarmi stavolta sull’altopiano del Pamir, in Tagikistan.

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Ma questa è un’altra storia, che torneremo a leggere su queste pagine; nel frattempo ricordatevi di premere il pulsante play in alto e gustarvi il video di questa splendida esperienza di viaggio dall’Italia alla Mongolia.