La nona edizione dell’International GS Trophy si è svolta a settembre in Namibia. A darsi battaglia per sei giorni nel deserto c’erano sei squadre femminili e sedici maschili, tra cui anche una italiana.
di Klaus Nennewitz – foto Vanessa Blankenagel, Amelie Mesecke, Markus Jahn
Questa competizione che BMW Motorrad organizza ogni due anni in regioni esotiche del mondo non riguarda tanto la velocità o i tempi nelle prove speciali quanto le capacità di guida, la destrezza, le competenze tecniche, la cultura motociclistica e, soprattutto, lo spirito di squadra.
All’International GS Trophy si può partecipare solo una volta nella vita, e per farlo è necessario superare una selezione: dei 1.200 partecipanti alle qualificazioni da tutto il mondo ne sono stati scelti solo sessanta, suddivisi in 16 squadre maschili da tre piloti e sei femminili da due pilote, provenienti da un totale di 23 nazioni.
Le moto usate sono state le BMW R 1300 GS di serie equipaggiate con accessori originali e gommate Metzeler Karoo 4 su ruote a raggi tubeless.
GS Trophy 2024: le prove
Base dell’edizione di quest’anno e punto di partenza è stato il Midgard Lodge, sull’altopiano centrale della Namibia a circa 70 km dalla capitale Windhoek, dove il clima estremamente secco e caldo e la forte escursione termica tra giorno e notte hanno messo a dura prova i concorrenti.
I pernottamenti in tenda e le lunghe tappe giornaliere, fino a 450 chilometri con quasi 10 ore di guida, hanno richiesto forma fisica, resistenza e un intenso lavoro di squadra, soprattutto nelle prove speciali.
Durante ogni tappa è stato necessario completare diverse prove, alcune delle quali erano percorsi combinati di enduro e trial da seguire e completare in modo pulito e senza mettere i piedi a terra, facendo passare in secondo piano i tempi di percorrenza.
Conta soprattutto lo spirito di squadra
Le moto in difficoltà o che rimanevano bloccate nella sabbia potevano essere recuperate solamente con l’aiuto dei compagni di squadra, e il tempo impiegato era assegnato sempre all’intero team.
Oltre alle prove di guida, i piloti hanno dovuto cimentarsi nella riparazione pneumatici e nella navigazione a piedi con una bussola; non sono mancate una sfida fotografica e un test di cultura generale con domande sulla Namibia, la serie GS o lo stesso Trofeo.
Un aspetto non secondario della competizione è che le moto devono raggiungere il traguardo intere: per ogni danno vengono assegnati punti di penalità e gli pneumatici devono durare l’intera settimana.
GS Trophy 2024: le tappe
Lo scenario della prima tappa è dato dalle infinite piste di ghiaia, dritte e larghe fino a venti metri, che si snodano in direzione ovest fino a raggiungere il Rock Painting Lodge Ai Aiba. La seconda speciale della giornata si svolge nella sabbia morbida di un fiume in secca che riserva non poche sorprese soprattutto nella classifica femminile.
La squadra maschile sudafricana, vincitrice delle ultime quattro edizioni, prende il comando subito dopo la prima tappa davanti a quella tedesca; la squadra italiana, composta da Andrea e Massimo Gioia (padre e figlio) insieme a Mauro Zucca, guadagna subito una quinta posizione molto promettente.
Il percorso mattutino del secondo giorno su una pista tecnica fra le rocce si rivela una sofferenza per molti concorrenti a causa della sabbia morbida con tracce profonde e polvere impenetrabile.
Alcune squadre impiegano più di cinque ore per completare il percorso di appena 40 chilometri che comprende le due prove speciali. Le sofferenze del mattino vengono però compensate nel pomeriggio con un allegro viaggio sulle piste veloci per raggiungere lo Spitzkoppe.
Si tratta di un picco che si erge per 700 metri sulla pianura circostante, conosciuto anche come il Cervino della Namibia per la sua particolare forma. Per due notti queste rocce maestose diventano il campo base della competizione, che in quest’area registra alcuni dei passaggi più difficili che portano a percorrere fino a 40 chilometri nel letto di fiumi in secca: una dura prova per le capacità di guida e la resistenza dei partecipanti.
Alla fine della quarta tappa con l’arrivo a Swakopmund, sull’Oceano Atlantico, la squadra maschile tedesca guadagna il primo posto con un minimo vantaggio sul Sudafrica, mentre gli Italiani scendono al settimo posto.
Il penultimo giorno si parte dal fresco dell’oceano per attaccare le piste veloci che attraversano l’area mineraria del deserto del Namib fino al Boshua Pass, per poi attraversare la capitale Windhoek e raggiungere infine il campo base di Midgard.
Dopo circa 450 chilometri di polvere e altre prove speciali i tedeschi affermano sempre più il loro dominio sulla classifica maschile, mentre gli italiani guadagnano la sesta posizione con la possibilità di aggiudicarsi un posto sul podio.
Per le squadre femminili, tutte vicine tra loro in termini di punti, tutto rimane in ballo fino all’ultima giornata: ad aggiudicarsi la vittoria davanti alla squadra francese e quella giapponese è il team internazionale composto dalla polacca Malgorzata Jakubiak e dalla ceca Anna Cordovà.
Tra gli uomini, come previsto, trionfa la squadra tedesca composta da Christopher Michi, Jan Stahl e Niko Wecker: nella prova speciale finale i tre piloti danzano lungo il percorso senza commettere un solo errore e senza mai mettere un piede a terra.
Dopo dodici anni torna a vincere la Germania, davanti a Sudafrica e Brasile. Niente podio invece per gli italiani: Andrea e Massimo Gioia con Mauro Zucca hanno messo in evidenza ottime capacità per la guida in fuoristrada, guadagnando il settimo posto con 145 punti.
Risultati
Squadre maschili:
1. Germania, 283 punti
2. Sudafrica, 223 punti
3. Brasile, 177 punti
Squadre femminili:
1. Internazionale, 278 punti
2. Giappone, 273 punti
3. Francia, 267 punti