In prova: Moto Morini X-Cape 1200

Presentata a EICMA 2023, dopo una lunga attesa arriva la Moto Morini X-Cape 1200: una maxienduro originale, con un V2 grintoso e una dotazione completa, pensata per chi cerca emozioni vere alla guida.

di Dario Tortora – foto Mario Ciaccia


C’è stato un momento, appena sceso dalla moto, in cui la mia mano è rimasta ferma a mezz’aria, indecisa se dare una pacca energica al serbatoio come si fa con un cavallo da domare.

Per parlare dell’attesa maxienduro Moto Morini cominciamo allora proprio dal serbatoio, che domina la scena con i suoi 24,5 litri: sdoppiato, allungato, disegnato apposta per abbassare il baricentro a beneficio della dinamica di guida, ma allo stesso tempo colpevole di nascondere alla vista quel magnifico V2 che, in un’epoca di bicilindrici in linea fotocopiati, rappresenta ancora un blasone di cui si dovrebbe andare fieri. Non a caso Moto Morini ha stampato a caratteri cubitali “V2” sul carter, come una firma.

A proposito di firme, dietro questo bicilindrico c’è ancora l’ingegneria di Franco Lambertini che ha reso grande Moto Morini nei decenni passati, opportunamente aggiornata all’Euro 5+. Non è un motore anestetizzato e nemmeno addolcito: gira meglio sopra i 4.000 giri, sotto scalpita, e proprio a cavallo dei quattromila arriva un effetto tipo “turbo anni Ottanta”. Il propulsore sembra volerci chiedere: vado o non vado?

Se si tentenna, anche l’erogazione ha dei momenti di indecisione, ma se si insiste col gas allora il V2 regala una coppia piena, vigorosa (106 Nm a 7.000 giri), capace di ricordarci che stiamo guidando una maxienduro di sostanza. Non una moto da passeggio passivo, ma una che chiede partecipazione, voglia di mettersi alla guida.

Il sound è un capitolo a parte e riassumibile in una parola: esaltante. Difficile da trovare oggigiorno in una moto Euro 5+ e persino il silenziatore — termine in questo caso un po’ inappropriato — è elegante da vedere.

Moto Morini X-Cape 1200: ergonomia tra alti e bassi

La posizione in sella convince subito: busto rilassato, manubrio largo alla giusta altezza, braccia molto aperte. La protezione aerodinamica è ottima, con un parabrezza che si regola facilmente anche con una sola mano — un dettaglio che non tutte le rivali offrono.

La seduta è un po’ un compromesso: per alcuni risulterà bassa (è a 840 mm da terra), ma a ben vedere sono le pedane a essere troppo alte. In ogni caso il risultato è che, per i piloti oltre 1,85, dopo qualche ora alla guida le gambe si intorpidiscono.

La sella non è regolabile, ma arriveranno come optional le versioni ribassata e rialzata; in compenso viene fornita di serie riscaldata, per pilota e passeggero, così come le manopole.

Bello il pedale del cambio orientabile, ma rimane scomodo modificare quello del freno. Le pedane meritano comunque un discorso a parte: dotate di una gommatura molto spessa, sono anche posizionate troppo all’esterno e quindi non ideali per la guida in piedi poiché generano una posizione un po’ forzata rispetto alla sella molto stretta.

Non che sia un dramma, ma chi sogna lunghi sterrati in stile Dakar farebbe bene a guardare altrove perché questa X-Cape 1200 preferisce l’asfalto, dove dà il meglio.

Ciclistica e freni: scuola Morini

La ciclistica è impostata sul rigido. La moto è solida, piantata, con un avantreno gestito da una forcella Kayaba a steli rovesciati da 48 mm interamente regolabile che trasmette molta sicurezza.

Abbiamo provato la moto sulle strade dell’Oltrepò Pavese — che da sempre sono un campo di prova impegnativo per sospensioni e telai a causa di asfalto irregolare, buche, pezze e crepe — eppure la Morini non si è mai scomposta, anzi ha sempre restituito un ottimo feeling.

La frenata, poi, è da manuale, modulabile ma decisa quando serve. L’impianto è firmato Brembo Stylema, con due dischi da 320 mm davanti e un grande disco da ben 280 mm al posteriore.

Quel magnifico V2, un blasone di cui si dovrebbe andare fieri

La bilancia si attesta sui 259 kg a secco: sono parecchi, ma la moto è talmente ben bilanciata che non si sentono, anche grazie alla forma del serbatoio di cui sopra; quando l’abbiamo restituita, abbiamo seriamente chiesto in Moto Morini se non fosse un errore di stampa.

Elettronica più che completa

L’elettronica è tutta quella a cui siamo abituati oggi e anche di più: acceleratore ride-by-wire, controllo di trazione su tre livelli regolabile tramite un pulsante dedicato sul blocchetto sinistro, ABS cornering disattivabile, cruise control (peccato non poterlo disinserire spingendo in avanti con l’acceleratore ma solo agendo sui freni), sensori di pressione degli pneumatici, radar posteriore per angoli ciechi con avviso sugli specchietti, sistema di navigazione integrato tramite app per iOS o Android, luci cornering molto efficaci (oltre che bellissime), dashcam anteriore con registrazione automatica continua.

La strumentazione TFT da 7” è chiara e luminosa, con grafica moderna anche se migliorabile in alcuni punti. Ad esempio, l’indicazione dell’attivazione delle manopole e delle selle riscaldate è poco leggibile: ci si deve avvicinare troppo per capire se ci si sta tostando i pollici o le chiappe. In compenso ci sono due prese USB — una A e una C — un dettaglio sempre più utile per chi viaggia con smartphone, interfoni, action cam e altri ammennicoli.

Le mappe motore sono tre: la Sport convince con una bella erogazione lineare, la Touring è equilibrata anche se un po’ scorbutica, la Off-Road taglia in modo un po’ eccessivo, utile sui fondi viscidi ma sugli sterrati più facili si rischia di sentirla castrata.

Di serie troviamo anche il sempre utile cavalletto centrale e i paramani, robusti e protettivi. La frizione idraulica è un po’ dura, almeno sull’esemplare di preserie che abbiamo provato: interpellato in proposito, il general manager di Moto Morini Alberto Monni ci ha confermato che i modelli in vendita avranno un attuatore più grosso.

Moto Morini X-Cape 1200: un ritorno con carattere

La X-Cape 1200 non è una moto per tutti e questo è un bene. È una moto che riporta in auge l’idea che guidare è un atto di partecipazione, non di passività. Chiede di entrare in sintonia con lei, ma in cambio restituisce emozioni che molte concorrenti hanno sterilizzato. E poi, diciamolo, ha stile da vendere. La linea è originale, riconoscibile: in un panorama di maxienduro tutte simili, la X-Cape 1200 si ritaglia uno spazio tutto suo.

Non è perfetta: pedane discutibili, mappe motore da mettere a punto, qualche dettaglio ergonomico migliorabile. Ma la ciclistica solida, la frenata eccellente e un sound che riempie il cuore fanno dimenticare i difetti.

È una moto che va capita e conquistata, più che consumata. Chi cerca la compagna di viaggio docile e prevedibile forse farà bene a guardare altrove. Chi invece vuole una maxienduro che non si accontenta di portarci in giro, ma pretende di essere guidata, troverà nella X-Cape 1200 una compagna di avventure vera.

Il prezzo di lancio di 13.990 euro include pure un tris di valigie in alluminio in omaggio ed è veramente difficile chiedere di più. Moto Morini non ha costruito un prodotto, ma un carattere. E a ben guardare, è quello che da tempo mancava nel segmento.

Moto Morini X-Cape 1200
Motore
8.5
Ciclistica
9
Comfort
8.5
Piacere di guida
8.5
Pro
Dotazione ricchissima
Ciclistica solida
Motore con carattere
Contro
Ergonomia migliorabile
Elettronica da rifinire
Peso elevato
8.6