Quando viaggi con la moto piena di bagagli, cosa fai? La posteggi sperando che nessuno le faccia la festa o le stai addosso come se fosse costantemente sotto attacco?
di Mario Ciaccia
Quando uno dice «questa cosa non mi è mai successa», si sta tirando addosso la sfiga. Dopo che lo dice, quella cosa gli succede. Quindi io, scrivendo questo articolo, mi sto rovinando con le mie mani. Sto parlando del furto dei della moto o dei bagagli quando si va in giro.
Io, in quanto milanese, ho subito ogni genere di ladreria. Mi sono entrati in casa tre volte e una nel garage; mi hanno rubato una moto, un’auto, una roulotte, dodici biciclette e tre caschi; mi hanno rapinato per strada due volte e borseggiato tre volte.
Ecco perché sono paranoico: vedo ladri ovunque e alle tendate in mezzo alla natura metto il lucchetto alla moto.
Però all’Agnellotreffen, sotto la neve, non solo non metto neanche il bloccasterzo, ma lascio pure le chiavi nel quadro. Al di là di questo ho subito così tanti traumi da cosa rubata che vedo potenziali situazioni da furto ovunque vada.
Eppure, nonostante ciò, non ho paura che mi rubino i bagagli della moto, sebbene siano quanto di più facile si possa zanzare, perché sono grosse borse legate con elastici, o comunque apribili con facilità.
Furto del bagaglio moto, una questione di pura statistica
Il mio primo viaggio risale al 1985 e avevo borse laterali morbide senza lucchetti, una borsa da serbatoio e un borsone posteriore. Nulla di strano. Sono partito da Milano per andare in Abruzzo, tutto per statali perché avevo una 125.
Mio fratello era seduto dietro e la performance ne risentiva, ma era bellissimo. All’inizio abbiamo tirato senza soste, abbiamo dormito dalla nonna a Pesaro, poi dall’altra nonna a Martinsicuro, indi ci siamo avventurati sui Sibillini prima e su Laga e Gran Sasso poi.
La prima sosta lunga l’abbiamo fatta a L’Aquila e mi sono reso conto che stavamo lasciando la moto piena di bagagli e incustodita. Ipotesi:
- Tiriamo giù le quattro borse e, carichi come asini, ci giriamo la città sotto il sole.
- Visitiamo la città a turni: uno guarda i monumenti, l’altro le moto.
- Non visitiamo la città.
- Facciamo i fatalisti. Molliamo la moto così com’è, ci facciamo un giro senza paranoie e come va, va. Mal che vada, ci hanno rubato una tenda, due sacchi a pelo, un fornello e un po’ di biancheria zozza.
Manca la
5. Cerchiamo un parcheggio custodito a pagamento
perché non c’è venuta in mente.
Dopo due ore, la moto era intonsa, con i bagagli al loro posto. Le volte successive abbiamo fatto sempre così. Sempre fatalisti. Mai un furto. Son passati 40 anni e centinaia di migliaia di km, ma niente, nada, niet, nothing: i bagagli non me li hanno mai rubati, né in Italia né all’estero.
Vedo ladri ovunque e alle tendate in mezzo alla natura metto il lucchetto alla moto
Neanche nell’Alto Atlante in Marocco, dove in più occasioni abbiamo trovato dei sassi per terra, che ci rallentavano in modo che gruppi di persone potessero accerchiarci cercando di rubare al volo qualsiasi cosa non fosse fissata bene sulla moto. Quindi, visto che lo sto scrivendo, me la sto tirando.
Una volta, a Spalato, abbiamo trovato da dormire dentro il Palazzo di Diocleziano, che rappresenta il nucleo antico della città e che si può definire come un palazzo imperiale romano farcito con casette medioevali.
Ci sono alberghetti carini ed economici, ma la moto deve restare fuori, lontana. Anche in quel caso abbiamo lasciato i bagagli a bordo, portandoci dietro solo lo stretto indispensabile. Siamo stati molto fatalisti e ci è andata bene pure lì. Basta, ho pensato, i bagagli non li rubano.
Quanto alla mania di mettere il lucchetto ovunque, col tempo mi sono rilassato. Ho capito che nella stessa Milano ci sono zone dove basta un bloccasterzo e altre dove la moto sarebbe proprio buona cosa non lasciarcela proprio.
Così ricordo con stupore una mia sosta in un autogrill tedesco, dove arriva una banda di BMW italiane con le valigie rigide d’ordinanza. I tipi parcheggiano, scendono e si dividono tra chi fa il turno sorveglianza e chi quello riempipanza, per poi scambiarsi di posto dopo un’oretta.
Ho pensato: ma veramente vale la pena buttare via due ore così per la paranoia che i tedeschi rubino moto nei loro autogrill?
I ladri sono di due tipi: i professionisti, che escono di casa con la precisa idea di fotterti la moto, e quelli che l’occasione fa l’uomo ladro. I primi studiano il colpo, spiano la vittima, sfruttano le sue abitudini. Oppure vanno in zone dove sanno che tutti lasciano la moto, tipo le scuole, gli stadi, i concerti dei Kajagoogoo.
Gli altri sono soltanto persone prive di morale, che colgono opportunità. In giro per rifugi e ristoranti di campagna, la moto non la lucchetto e vedo che anche i miei amici hanno quest’abitudine. Per dire, qualche week-end fa io e Totò Femia abbiamo mangiato al rifugio che si trova sul passo del Vivione.
Ho pensato: sono tranquillo, non penso che i ladri salgano fino a qui per rubare le moto, perciò non la lego. Poi mi sono reso conto che di moto ce n’erano 42.811 e che nessuno la legava. Domanda: perché i ladri se ne stanno a Milano, dove la gente mette il lucchetto persino agli ombrelli, e non si fanno un giro sui passi di montagna all’ora di pranzo?
Qualche anno fa, un mio amico affamato ha posteggiato la sua Honda XR 400R davanti alla trattoria di un paesino isolato in mezzo alla campagna veneta. Ovviamente ha lasciato la moto così com’era, senza lucchetto ed è entrato per mangiarsi un capretto alla cicoria azteca (sto inventando il menù. Magari era un panino con la salamella).
Quando è uscito, di moto come la sua ce n’erano otto, nel senso che qualche strunz gliel’aveva rubata. Non ricordo come, ma ha dedotto che il ladro non poteva essere andato lontano e, sempre non so come, ha capito che la sua moto era finita nella cantina di un condominio di fronte alla trattoria.
Così è entrato e ha trovato un ragazzo che stava smontando qualcosa dal manubrio della sua moto, ascoltando musica dalla radio.
Accecato dall’ira ha insultato il tipo, ha preso un martello, ha fatto esplodere la radio, s’è ripreso la moto e, anziché andarsene, ha chiamato la Polizia. Il ragazzo, spaventato, gli ha detto: «Ma che reazione esagerata, ti ho solo rubato la moto!». Chicca finale: quando è arrivata la Polizia, il padre del ragazzo è uscito di corsa dal condominio, è salito in auto ed è sgommato via.
Furto moto: se non lo sai, non lo subisci
Curioso notare che, quando sono andato in Corsica 20 anni fa, dormendo in tenda dove capitava e senza lucchettare la moto, se non me l’hanno rubata è perché non sapevo che l’isola fosse famosa per i furti.
Invece lo stesso amico di cui parlavo poche righe fa ci è andato nel mio stesso periodo e, conscio della cattiva fama della Corsica per i furti moto, ha dormito dentro un campeggio che di notte chiudeva il cancello, legando la moto a un palo con un grosso lucchetto. È tornato a casa in treno.


