Cadere in moto sullo Stelvio: perché solo lì?

Non è così strano cadere all’interno dei tornanti, ma solo su questo passo si vede così tanta gente farlo. Cerchiamo di capire perché.

di Mario Ciaccia


Se è vero, come si dice in giro, che il livello culturale delle persone si misura in base ai reel che gli arrivano su Instagram, allora io sono messo male, molto male. Perché sono subissato di video di brasiliani in infradito che fanno impennate assurde o di gente che casca quasi da ferma nei tornanti dello Stelvio.

Questo iconico passo viene raggiunto da una strada che viene considerata un capolavoro di ingegneria: è stata progettata da Carlo Donegani e realizzata tra il 1820 e il 1825. Io mi ci arrampico, almeno una volta all’anno, fin dal 1985: l’ho fatto quindi una quarantina di volte e non sono mai caduto.

Né ci vedevo cadere gli altri, per lo meno fino al 2019, quando ho notato che il livello tecnico medio di automobilisti e motociclisti è crollato in maniera impressionante. La maggior parte delle cadute avviene sul versante est, quello altoatesino, che ha un dislivello di 1.900 m e la bellezza di 48 tornanti, quasi tutti stretti.

Tra gli automobilisti, molti sbagliano traiettoria, finiscono col muso addosso alla parete e vanno in panico all’idea di fare le manovre in retromarcia per risolvere la questione. I motociclisti che cascano, invece, affrontano il tornante pianissimo, finché non perdono l’equilibrio e crollano all’interno della curva.

1.900 m di dislivello e 48 tornanti

Il marasma totale avviene quando un automobilista e un motociclista si incrociano e sono entrambi imbranati: m’è capitato di vedere una moto sdraiarsi sul cofano! Incidenti raccapriccianti alla velocità di 0,5 km/h.

Nel 2019 vidi due motociclisti cadere e tre ingorghi provocati da auto che avevano sbagliato traiettoria. Iniziai a parlarne agli amici che dapprima negarono di avere visto scene simili, poi toccarono la cosa con mano anche loro.

Dopodiché è diventato un tale fenomeno di massa che qualsiasi YouTuber vada sullo Stelvio con una videocamera sul casco prima o poi filma qualcuno che si sdraia.

In queste immagini vediamo un frame di un video di Freccia Verde e un articolo de L’Adige che parla degli YouTuber The Moon Riders.

Ma c’è anche chi, per lavoro, passa le giornate a fotografare quelli che salgono sullo Stelvio, come l’italiana FotoStelvio o l’ungherese Kanyarfotò che, durante l’estate, stazionano sui tornanti scattando a tutti quelli che passano.

E se qualcuno casca, beh, loro non discriminano nessuno, giù foto pure a loro. In realtà non sono stupito da queste cadute, perché c’è un motivo tecnico per cui accadono.

I tornanti del Passo dello Stelvio

I tornanti dello Stelvio sono molto stretti e ripidi. Se sei inesperto, è normale farli a una velocità così bassa da dover appoggiare il piede a terra ma, siccome c’è la pendenza, il terreno si trova più in basso del previsto, tu non te l’aspetti ed è il patatrac.

Infatti la cosa succede soprattutto a chi non è troppo alto e guida moto pesanti. Nei video però si vedono comportamenti abbastanza assurdi, tipo frenate da panico in mezzo al tornante senza che ce ne sia alcun motivo o zampettate di disperazione in balia di qualsiasi traiettoria stia prendendo la moto. Sembra, insomma, gente che non è mai andata in moto, pur avendo mezzi da 1.200 cc.

Ciò che mi stupisce è che il fenomeno è comparso solo negli ultimi sei anni e avviene praticamente solo sullo Stelvio, che non è certo la più difficile delle strade. Impegnativa sì, ma c’è ben di peggio, tra le asfaltate.

Mi vengono in mente cinquemila strade con le curve ancora più strette rispetto allo Stelvio… Qui ne abbiamo due esempi in Lombardia e uno in Molise.

E come non citare il passo dello Spluga, visto che è anch’esso opera dell’ingegner Donegani? Ha lo stesso tipo di tornanti e lo faccio spessissimo, ma non c’ho mai visto cadere nessuno.

Allora ho pensato: le strade di montagna non sono tutte uguali, a livello di popolarità. Ci sono quelle frequentate da masse impressionanti di motociclisti e quelle dove non passa nessuno. Eppure capita spesso che queste ultime offrano dei paesaggi più affascinanti rispetto a quelle dove vanno tutti.

Qual è la discriminante? Direi che è il raggio delle curve. I passi più frequentati hanno curve che permettono di far scorrere la moto.

Qui sopra vedete tre esempi in Trentino-Alto Adige, Lombardia ed Emilia-Romagna. Direi che la maggior parte dei motociclisti predilige andare sulle strade che permettono di guidare in maniera fluida e non “spezzata”. Viene cioè data più importanza al piacere di guida e meno alla bellezza dei paesaggi e alla sensazione di intimità, anche se c’è chi si diverte molto a percorrere le curve strettissime, nonostante non siano da piegoni.

Evidentemente, lo Stelvio è l’unico passo “di massa” ad avere il raggio dei tornanti stretto tipici dei passi intimi. Ha un fascino e una reputazione tali per cui attira anche coloro che, in montagna, ci vanno poco e non sono abituati a fare questo genere di strade. Della serie: «Se proprio devo fare un passo, allora dev’essere lo Stelvio».

Le strade di montagna non sono tutte uguali

Probabilmente negli ultimi anni sono aumentati quelli che arrivano alle moto enormi con zero o pochissima esperienza e questo spiegherebbe perché in giro, adesso, si vedano così tanti disastri. Quando sei lassù, fai fatica a parcheggiare la moto. Ogni giorno d’estate è come se ci fosse un motoraduno.

Come sono i tornanti dello Stelvio

Sulle strade tipo lo Stelvio il raggio dei tornanti è così stretto che la moto non scorre sinuosa, libera e felice con soluzione di continuità, ma è come se, a un certo punto, si dovesse quasi fermare per ripartire da ferma. Più la moto è grossa e più questo succede.

Con le monocilindriche da enduro/motard si riesce a far scorrere la moto e a piegare anche in tornanti strettissimi e dal fondo rovinato, come questo sul Valico degli Eremiti in Liguria. La tecnica, in questo caso, è quella di tenere il busto eretto e spingere la moto in piega brutalmente, come si fa nel cross.

Ma su una BMW R 1300 GS Adventure con pilota di bassa statura, passeggera e bagagli questa pratica non è così facile da attuare. Bisogna, al contrario, imparare a curvare a passo d’uomo, quasi in surplace, tenendo la moto dritta. E, se proprio devi fermarti, non pinzare bruscamente con l’anteriore e non posare a terra la gamba interna alla curva, ma quella opposta anche se, da vedere, è orribile.

Un altro consiglio è che, se non ci si sente tranquilli, prima di fare lo Stelvio converrebbe fare esercizi su passi con tornanti stretti ma con poco traffico, per imparare a fare bene queste curve così ostiche. Il paradiso del tornantino è senz’altro la Carnia, in Friuli-Venezia Giulia. Lassù ci sono delle strade incredibili.

Il panico da vertigine sui tornanti

C’è un altro caso in cui ho visto motociclisti in grossa difficoltà nei tornanti stretti, ma non a causa della tecnica di guida sbagliata. Ad alcune persone il tornante fa venire le vertigini. Credevo succedesse solo in discesa, ma ho verificato che questa cosa può succedere anche in salita.

L’ho visto nelle tre strade qui sotto in Carnia, Germania e Francia. Anche in questi casi le tre persone, un uomo e due donne, erano in sella a moto grosse.

La vertigine è una sensazione di paura irrazionale che ti fa girare la testa e perdere l’equilibrio, quindi se ti prende non riesci a fare il tornante e ti pianti a gambe larghe come un gatto davanti all’acqua. A me succede quando percorro in moto sentieri larghi mezzo metro con burroni profondi dieci chilometri, ma lì capisco il problema, è il vuoto a farmi paura.

Nel caso del tornante non ci arrivo, non mi è mai capitato, quindi non ho idea di cosa diavolo scatti nel cervello quando gli viene comunicata la visione di una strada che si attorciglia su se stessa quasi come una spirale. La mia unica certezza è che le persone che vedo sdraiarsi sullo Stelvio non hanno un problema di vertigini.