BAE, ovvero Bike Adventure Experience

In un calendario fin troppo affollato è arrivato questo nuovo evento adventouring, per di più in autunno inoltrato, quindi non aveva vita facile, ma è stato molto bello, con tanta carne al fuoco.

di Mario Ciaccia


Mi chiama un amico, Marco Merlo, che vive in Trentino ma bazzicava Milano, in quanto studente del politecnico: «È vero che vai alla BAE, a Montichiari?». «Sì, come lo sai?». «Me lo ha detto il sindaco di Montichiari: è il marito della sorella del marito di mia sorella». Sembra uno scioglilingua ed è la solita dimostrazione che il mondo è piccolo.

Questo parente alla molto lontana del sindaco… Beh, ovvio, va in moto anche lui, che lo dico a fare?

Marco Togni, così si chiama il sindaco, ha una Suzuki DR-Z400, gli piace andare in fuoristrada e ha deciso, in sinergia con Giorgio Tomasini, di inserire la Bike Adventure Experience (da cui l’acronimo BAE) all’interno del Festival dei Motori, una fiera che si tiene ogni anno nella zona fieristica di Montichiari (BS) e che finora aveva interessato soprattutto automobili e camion.

E Giorgio Tomasini chi è? È uno che, a 14 anni, andava in scooter, ma soprattutto gli piaceva studiarlo, smontarlo, metterlo a posto, migliorarlo. «Ero diventato il riferimento dei miei amici con lo scooter» racconta. Ma poi, crescendo, ha appeso lo scooter al chiodo a favore del cavallo, dandosi all’ippica nel vero senso della parola.

Durante la pandemia da Covid-19 suo figlio, che se non sbagliamo i conti aveva tipo 7 anni, si è appassionato alle moto e, stando chiuso in casa, continuava a guardare video su video. Così a Giorgio è venuta l’idea di passare del tempo insieme a lui comprando una vecchia BMW R 1100 GS tenuta malissimo, smontandola e facendola tornare nuova.

«In questo modo – spiega – m’è venuta una gran voglia di moto, nello specifico da fuoristrada». Ha iniziato quasi subito partecipando al campionato italiano motorally, dove ha rimediato alcune fratture già durante una delle prime prove. Ma è andato avanti, divertendosi un sacco, mentre il figlio diventava un crossista. «Fa dei salti incredibili».

Poi ha comprato una monocilindrica pum pum, la Yamaha TT 600E, con cui esplorare i dintorni di Montichiari ed è così che gli è venuta voglia di organizzare un evento adventouring, la BAE.

In celeste il percorso di questa prima edizione. Andando di moda il filone Adventure, l’evento in sé non ha nulla di innovativo o particolarmente diverso dagli altri, ma è quello che la gente vuole in questo periodo storico e Tomasini e Togni sono due che sanno come si organizzano gli eventi.

Pensate che, fino a luglio, il programma era stato appena abbozzato. Ma in pochi mesi è riuscito a coinvolgere e convincere svariati marchi del settore – moto, abbigliamento, accessori.

La formula: una cavalcata di 140 km al sabato, una fiera con tanti stand, test ride aperti al pubblico, fettucciato dove girare liberamente, una gara del campionato italiano gruppo 5 e pure una cena con interventi di personaggi legati ai viaggi e alle gare di enduro.

Niente tabella della BAE: mea culpa

Quindi sabato mattina 11 ottobre, molto presto, parto da Milano alla volta di Montichiari, in moto, entrando direttamente nel percorso della cavalcata, poco prima che venga dato il via.

Saltare la partenza fa sì che non mi venga messa la tabella specifica e io ho su ancora quella della Transitalia Marathon: mi sono dimenticato di staccarla. Credo che sia come andare a fare il tifo a un amico che gioca nel Milan, indossando la maglia della Fiorentina.

La navigazione avviene mediante tracce. Decido di andare avanti fino a trovare un posto interessante per le foto ma siamo ancora in periferia di Montichiari, anche se gli sterrati compaiono quasi subito, uno dei quali lungo quasi 3 km. Ma è piatto, banale, vorrei qualcosa di meglio.

Lungo la Roggia Lonata son tentato di fermarmi, cosa faccio, mi piazzo qui o cerco qualcosa di meglio? Non ho lo “schiavo” da fotografare con me, altrimenti non mi farei questi problemi, farei le foto qui, là e pure laggiù.

Poco al di sopra il paesello di Castelletto di Polpenazze del Garda trovo una sterrata romantica in mezzo agli ulivi, con belle viste sulla penisola di Sirmione che si protende nel lago di Garda. Bene, per iniziare con le foto è il posto giusto.

Quanto sopra è stato chiaramente inquadrato con un teleobiettivo. Il primo che passa, Marco Zanoni, ha su la casacca dello staff ma anche lui ha la tabella della Transitalia Marathon: è un complotto, è evidente.

Poi passano altri tre apripista e la visione con il grandangolare è questa, con Sirmione che si intravede là in fondo.

Da qua in poi adotterò la tattica “a singhiozzo”, ovvero un po’ vado avanti e un po’ mi fermo a fare foto. Ma lo scopo è fare tutta la traccia, senza saltarne un pezzetto.

Capperi, che bel colpo. Alessandro Botturi con la sua Yamaha Ténéré 700 pistolata. Anche quest’anno tenterà di vincere l’Africa Eco Race con quella moto. Ha 50 anni, ma fisicamente è una bestia.

Avrebbe anche voluto smettere, ma un anno fa ha perso la gara per un soffio e gli piacerebbe vincerla con la bicilindrica, dopo averlo fatto con il mono.

Occhio qua: siamo sulle colline a ovest della parte bassa del Lago di Garda, tra Polpenazze del Garda e i laghetti di Sovenigo. Terra bucolica, di vini e ulivi. È una goduria sfilare accanto ai filari con un filo di gas, in terza marcia e sentire i miei due pistoni pulsare ovattati, quasi al minimo. Che situazione idilliaca… Ma non del tutto, purtroppo.

Questo posto è il paradiso dei ciclisti, soprattutto gente con la e-bike. Ma non sono contenti di vederci. Quando li raggiungo, rallento e saluto, non rispondono.

Cerco di fare poca polvere. Se ne raggiungo due appaiati, non si fanno da parte per farmi passare, segno di ostilità.

Una BAE all’anno non può fare danno

Mi fermo a fare una foto, arriva un ciclista e si ferma, incazzato nero. So già cosa è successo: qualcuno in moto non s’è comportato bene e io sono l’unico fesso a portata di rappresaglia. «Chi siete, cosa fate, non potete». Spiego che è un evento organizzato, con tutti i permessi che servono. «State rompendo le palle, mi hanno superato senza rallentare, mi hanno colpito con i sassi sparati dietro, è pericoloso. E state spaccando tutto».

Ovviamente, come sempre, è una questione di punti di vista. Il mio: i permessi per questi eventi li danno una volta all’anno. Una giornata su 365, per due ore, dove 150 moto possono passare per una sterrata. Non è chissà che prevaricazione nei confronti dei ciclisti, dal mio punto di vista.

Dal suo, lui sta pedalando in comunione con il mondo, alla ricerca di tranquillità e pace interiore, quando viene spaventato da due cretini in moto che lo superano senza rallentare, gli fanno il pelo, lo ricoprono di polvere e sassi.

Anche se fosse che in comune stiamo facendo solo un chilometro e poi lui gira a sinistra e noi a destra, questo breve incontro è sufficiente per farci passare tutti come dei cafoni. Smanettoni che fate il pelo ai ciclisti, perché non lo capite? Se, poi, da parte dei ciclisti c’è intransigenza, allora la frittata è completa.

È una goduria sfilare accanto ai filari con un filo di gas

Giorgio Tomasini conosce bene questi problemi: prima andava a cavallo, adesso va in moto. Di qua e di là dalla barricata.

Ma sul fatto che stiamo “spaccando tutto” dissentirei. C’è questa idea idiota, da parte dei denigratori delle moto, che basta passare su qualsiasi sterrata, magari pure a passo d’uomo, per devastarla. Beh, è una palla. Succede solo su determinati terreni, con la pioggia e magari con forti pendenze. Non sta succedendo oggi…

Ma poi vedo due cazzoni che passano dentro le vigne, anziché sulla strada e mi taccio: cavolo, allora non c’è speranza.

Il percorso procede verso nord, sempre parallelo al Lago di Garda e cambiando completamente tipologia: nei boschi di Soprazocco viaggiamo su una sterrata terrosa e scura, con salite, discese, qualche sasso.

Giorgio ha dichiarato che è un percorso “facile facile per bicilindriche”, ma non mi fido mai. In base al livello di esperienza e di abilità di chi parla, facile può anche essere molto difficile, se a dirtelo è uno come Botturi.

Di sicuro si capisce che facile questa zona non è, se parliamo di organizzare eventi come questo. I tratti fuoristrada sono divertenti, ma corti e separati da lunghe tratte di asfalto, che passano per piccoli paesi, spesso molto belli, come Liano.

Arrivato a Tresnico faccio un grosso errore di navigazione. Ci sono una sterrata a sinistra e un’asfaltata a destra che corrono parallele. Dove sarà la traccia giusta? Non lo so, tanto vale fare un tentativo e prendere la sterra.

Questa diventa un sentierino, bella, mi piace! Così mi distraggo, non guardo il GPS e, quando il sentierino si fa bello ripido in discesa, mi rendo conto che sono fuori traccia, che non riesco a girare la moto perché non c’è spazio, che non posso spingerla indietro in salita perché la T7 pesa un botto e quindi non posso fare altro che andare avanti, ma c’è un tornante ripidissimo e stretto, è come guidare sopra una frana.

Quindi sappiatelo: anche una cavalcata facile può diventare difficile, se sbagliate strada. Comunque ne esco vivo e adesso sono in una zona che è stata già attraversata dall’Audax Valli Bresciane organizzato dal MC Leonessa d’Italia 1903. Ricordo che c’erano tratti dove riuscivo a fotografare le moto sullo sterrato, con il lago di Garda visto dall’alto.

Questa volta non ci riesco, ma la sterrata messa a sandwich tra due muri a Fornico mi piace un sacco. Mi fa venire in mente una strada stupenda che si trova in Puglia, tra Mottola e Alberobello.

Cecina: paesello che si chiama come una cittadina toscana. Passiamo sotto questo tunnel di pietra. Ormai mi hanno superato in parecchi, gli smanettoni che vogliono vincere la gara che non è una gara sono passati da un pezzo, adesso sono in mezzo a gente che guida con rispetto. Gli abitanti salutano, infatti; e non mi picchiano quando mi fermo a fare le foto.

Finisce così la prima metà del giro, con la sosta pranzo sulla spiaggia di Maderno, frazione di Toscolano Maderno. Gli iscritti hanno diritto a una polenta con brasato da competizione, con la carne che si taglia con un grissino.

Qui c’è Giorgio Tomasini: finora ci siamo conosciuti solo scrivendoci o telefonandoci, con una lunghissima pausa di silenzio da parte mia perché con i messaggi di Facebook sono rincoglionito. Finalmente ci guardiamo in faccia e così mi racconta la bellissima storia di lui e suo figlio che smembrano una GS per farla risorgere dalle sue ceneri. A questo punto vorrei conoscere pure il bambino prodigio…

La seconda parte della BAE non è così scontata

Adesso la traccia inverte la rotta e ripercorre in senso contrario, quindi da nord verso sud, quanto fatto finora. Non fa lo stesso percorso ma scorre parallela a quello, per cui immagino che farò poche foto. Ma sbaglio.

Il ritorno è il trionfo della campagna bucolica, per lunghissimi pezzi percorriamo strade erbose che attraversano mondi meravigliosi, dove la clorofilla impera.

Qui sopra siamo alla periferia di Benecco mentre nelle foto a seguire, non solo vediamo passare Botturi, ma anche un suo amico che sta usando la Yamaha WR450F con cui il Gigante vinse l’Africa Eco Race nel 2019 e nel 2020.

Sullo sfondo si vede il paese di Soprazocco, con a destra la grande villa di due sorelle amiche mie.

Una decina di anni fa, una delle due chiese a me e ai miei compari di merende di organizzare un corso di fuoristrada per lei e altre ragazze, in sella a moto da strada. In particolare, lei aveva una Vespa 125 Primavera.

Ci ritrovammo in quella villa, mangiammo riso al formaggio fuso e il giorno dopo andammo in fuoristrada da Soprazocco alle terme di Colà, dove nuotammo in un lago caldissimo. Che bella gita… E che figata vedere quella Vespa Primavera annaspare nel fango!

La parte che mi è piaciuta di più, nei pressi di Bottenago. Poi ci si spostava sugli sterratoni a ovest del fiume Chiese. E a seguire c’era una lunghissima sterrata ghiaiosa, che portava praticamente fino alla fiera.

La Fiera espositiva della BAE

La fiera era semplice, ma con tanti espositori: un enorme spazio all’aperto, con i gazebo e davvero tante moto da poter provare. Ma ha una grossa differenza rispetto agli eventi concorrenti: permette di vedere le motrici dei TIR fare i controsterzi, col motore che urla con lo scarico libero. Impressionante, non avevo mai visto niente di simile.

Peccato che i test non si possano fare con gli pneumatici, così rimango con la domanda «I Mitas XT in fuoristrada vanno come i precedenti E-09 o un po’ meglio?».

Essendo vicini a Brescia non potevano mancare istituzioni sacre del fuoristrada locale, come l’MC Leonessa d’Italia 1903 e Alessandro Botturi, che qui finge di mangiare il prosciutto del suo fraterno amico Livio Metelli (in realtà non gli andava).

Allo stand Moto Morini questo fanciullo ha già ben chiara la postura di un grauzeiro (impennatore) brasiliano: gas aperto e posizione acrobatica. Unica nota stonata, ha le scarpe da ginnastica al posto delle infradito.

Avendo la possibilità di provare le moto per le riviste, non partecipo mai ai test ride durante le fiere ma, questa volta, non ho resistito: da possessore di quattro Suzuki, tra DR e DR-Z, ero curioso di guidare la nuova DR-Z4S, ma finora non c’ero riuscito.

Così mi sono presentato allo stand Suzuki, ho compilato un modulo e sono partito per un anello di 7 km tra la fiera e l’aeroporto di Brescia Montichiari. Ovviamente sono solo assaggi, ma ti fai già un’idea della posizione di guida, dell’erogazione, della frenata, della rapportatura.

Anche il Gruppo 5 alla BAE

Incontro per caso due patiti di moto vintage: Davide Perrella è l’ex presidente del MC XT500 Italia e Giuseppe Mandurino è l’organizzatore di Imponente, Iconica e Dual 500. Mi dicono: vieni con noi, andiamo a vedere le moto del Gruppo 5.

Si tratta del campionato italiano di enduro aperto alle sole moto d’epoca, per cui viene naturale aspettarsi che ci siano le gloriose regolarità anni ’70, curatissime. Ed è vero, ci sono. Qui vediamo una Moto Guzzi Stornello, una Laverda, una SWM e, forse ma non sono sicuro, una Beta.

Questa è abbastanza rara ma piuttosto “ignorante”: la Kawasaki KDX 450 a due tempi.

Ma nel Gruppo 5 corrono anche le dual sport degli anni ’80 e queste, molto spesso, non sono curate. Guardandole, come nel caso di questa Moto Morini Kanguro Junior 125, sembra di capire lo spirito della categoria: correre per il gusto di partecipare, con una moto ridotta all’osso, per nulla curata esteticamente.

Basta che si accenda e che permetta di affrontare le prove speciali divertendosi, tutto il resto è noia.

Nei primissimi anni ’80 erano queste le moto più forti nella classe Oltre Quattro Tempi: la Honda XR 500 R con lamelle duetempistiche poste tra carburatore e valvole; la KTM GS 504 col motore Rotax raffreddato ad aria e la Husqvarna TE 510, a 4 tempi, che sfruttava il basamento della 430 a 2 tempi e non aveva la pompa dell’olio: “lubrificazione a sbattimento”.

Avrei le foto e la voglia per mostrarle tutte, ma è meglio finirla qua. Metto solo una delle rare Honda XR 250 R con il doppio carburatore e due BMW stile Sei Giorni realizzate dalla TAG di Ezio Righetti.

Ma non posso non concludere con la cena, visto che dovevo moderare i due viaggiatori Francesca D’Alonzo e Federico Marretta. Moderare significa far loro delle domande che non facciano addormentare il pubblico e, ovviamente, non è facile.

Qua sto cantando le Leggi di Keplero di Lorenzo Baglioni. I due sono accomunati dall’avere fatto viaggi molto lunghi in Asia, ma hanno un approccio molto diverso.

Marrett ha iniziato a viaggiare in solitaria dopo una stressante carriera da pallavolista professionista e adesso non si vuole prendere troppo sul serio. Sembra che si faccia scivolare tutto addosso, per contrappasso gli piace fare il pagliaccio, però è un viaggiatore davvero tosto.

Francesca invece è molto precisa e puntuale nel ricordare le località, cosa non scontata presso i viaggiatori (può sembrare paradossale) e parlare con lei è molto interessante perché si vede che conosce molti trucchi del mestiere, come viaggiatrice e come influencer.

La serata è andata avanti con altri ospiti, tipo Bruno Birbes, Francesca Gasperi, ecc. ma non l’atteso Alessandro Botturi, che è stato male dopo NON avere mangiato il prosciutto. Questa, comunque, era la giornata del sabato.

Manca tutta la domenica, con i fettucciati, ma io dovevo andare da un’altra parte. E vi va bene così, altrimenti non la finivo più…