di Dario Tortora
Poche settimane fa ho cambiato moto, vendendo la mia e acquistandone una nuova. La circostanza non è certamente inusuale per noi che ci ritroviamo su queste pagine, ma ha stimolato delle riflessioni che vanno oltre il personale.
Ho deciso di separarmi da una KTM 1290 Super Adventure R del 2019, uno stallone di cui non avevo alcun motivo di lamentarmi e che mi ha regalato i 40.000 km più esilaranti della mia vita. Mai un problema, un lamento, una difficoltà, tante scoperte, dogane, orizzonti. Anche un calore mostruoso in mezzo alle gambe, ma la goduria era tale che si imparava ad accettarlo.
Non ho deciso di sbarazzarmene a cuor leggero e non l’avrei fatto se non avessi provato un’attrazione così forte verso la motocicletta che ho iniziato a puntare come un segugio con la coda dritta.
Ho deciso di spostare le mie terga su una Africa Twin. Come tutte le Honda ci si trova al cospetto di un mezzo meccanico che sprizza qualità da tutti i bulloni e su cui ci si sente istantaneamente a proprio agio. L’ergonomia sembra studiata proprio su di me e la confidenza è immediata, anche quando si decide di darci dentro.
Ma non sono questi i motivi che mi hanno spinto all’acquisto, tenendo pure in conto che da un giorno all’altro ho rinunciato a ben 58 CV: non sono affatto pochi e si tratta di una privazione che a molti farebbe storcere il naso.
Senza arrivare a scomodare la famosa piramide della motivazione umana di Maslow, alla base di tanti studi di sociologia e di marketing, ecco i cinque punti chiave che mi hanno spinto all’acquisto.
Al quinto posto piazzo i sei anni di garanzia. Per la Casa un numero con cui pavoneggiarsi – vuol dire avere veramente molta confidenza nell’affidabilità di ciò che si propone – ma soprattutto una bella serenità per il cliente.
Al quarto posto si trovano gli pneumatici tubeless. Fino a qualche anno fa l’Africa Twin veniva venduta solo con le camere d’aria e, senza riaprire il dibattito fra favorevoli e contrari, per me era un no secco. Il passaggio ai cerchi tubeless (con l’aggiunta dell’omologazione M+S) ha fatto sì che iniziassi a prenderla in considerazione, prima era proprio fuori dai radar.
Da un giorno all’altro ho rinunciato a ben 58 CV
Terzo: l’elettronica sofisticata. L’idea di potersi cucire la moto addosso a me diverte parecchio e trovo utile anche la possibilità di personalizzarla in base agli scenari di utilizzo. Al netto di una certa complicazione dell’interfaccia, con le regolazioni così granulari si aprono molte opportunità interessanti.
Al secondo posto pongo la funzione Apple CarPlay di serie (o Android Auto se non avessi un iPhone), peccato solo che non sia wireless anche se ormai si ovvia facilmente con un dongle da pochi euro. Commutare al volo lo schermo fra le informazioni della moto e i servizi di navigazione offerti dalle app preferite è una comodità impareggiabile e mi sembra veramente incredibile che altre Case non abbiano seguito l’esempio di Honda, preferendo piuttosto perdere tempo e risorse nello sviluppo di app proprietarie spesso di dubbia qualità.
Al primo posto si trova il vero asso nella manica della Casa dell’ala dorata: il cambio DCT, di cui mi sono innamorato in occasione dell’evento Three Islands Raid che vi abbiamo raccontato su RoadBook 43. Nello specifico mi sono reso conto che non desideravo tanto una CRF1100L, quanto proprio il DCT con una moto intorno. Per fortuna che a listino ce n’è una corrispondente alle mie necessità (essenzialmente una maxienduro con l’anteriore da 21”), altrimenti avrei rischiato di rimanere a bocca asciutta.
Riguardando la lista mi colpisce un aspetto di fondo, dando per scontato il piacere di guida: che fine hanno fatto i secondi impiegati a fare i 0-100 km/h? La velocità massima rilevata col cronometro? Il sound dello scarico? Insomma, tutte quelle voci che hanno storicamente accompagnato le prove delle moto e le immancabili comparative?
Se guardo il mio elenco non vedo niente del genere, ma altri criteri di valutazione che si stanno affiancando a quelli classici o li stanno proprio soppiantando. Pur tenendo in conto i gusti personali di ognuno, chissà se è una cosa solo mia o un segno dei tempi.
Editoriale pubblicato su RoadBook 47